venerdì 29 novembre 2013

Autobiography

Quando ho sentito parlare di questo libro, ho subito pensato che lo volevo, lo volevo tantissimo, e non preso in prestito dalla biblioteca. Non potevo neanche aspettare che lo traducessero in italiano, quindi l'ho ordinato sul mio sito preferito di vendite on line e mi sono detta che era il mio regalo di Natale.
Ed è arrivato.
Di già.
Ho accarezzato l'idea di impacchettarlo e aprirlo a Natale fingendo stupore e gioia, ma la cosa è durata lo spazio di qualche ora :-)

Tre giorni dopo (uno era domenica, per cui "ci ho dato dentro") l'avevo finito.
Prima di tutto, mi aspettavo un libricino leggero, e invece sono più di 400 pagine. Prima cosa positiva.
Dopo aver superato lo shock iniziale del linguaggio usato, nel senso che ho dovuto abituarmi allo stile di scrittura: pochi segni di punteggiatura, niente capitoli, vocaboli difficili, espressioni colloquiali poco comuni se non sei un Hulmerist, sono stata completamente assorbita dal mondo di Morrissey, e non sono più riuscita a mettere giù il libro fino alla fine.

A me Morrissey è sempre piaciuto 16 clumsy and shy, the story of my life, un verso di una delle sue canzoni e anche una frase citata nel libro, hei, ma sono (ero) io!!! Adesso sono più 44 clumsy and a little less shy.
Ma non ho mai saputo niente della sua vita privata.
C'è un'ampia sezione iniziale che parla della sua infanzia. Nato a Manchester da famiglia irlandese, il quartiere, le scuole da incubo, la passione per la musica sin da piccolo.
Poi l'incontro con Johnny Marr, l'altro Smiths e il successo, ma sempre smorzato, a causa di vari "contrattempi", tipo la sua sprovvedutezza e ingenuità (e la disonestà delle persone che si approfittavano di lui) nel mettere firme nei posti sbagliati, l'inadeguatezza della casa discografica che non riusciva a tenere il passo con le richieste, e sempre sempre sempre il problema con la stampa.
E' una costante della sua vita, i giornalisti che sembra godano a metterlo in cattiva luce, dipingendolo come un'estrema testa di cazzo, mentre in realtà si scopre che è sempre stato piuttosto tranquillo, soprattutto per gli standard di una rock star:
David* quietly tells me, "You know, I've had so much sex and drugs that I can't believe I'm still alive," and I loudly tell him, "You know, I've had SO LITTLE sex and drugs that I can't believe I'm still alive."
*[David Bowie, ndr]

per esempio.

Poi c'è la grande sezione dedicata alla causa intentata e vinta, contro ogni logica, da un musicista che suonava negli Smiths, nota bene, suonava negli Smiths, non era parte degli Smiths, che un tot di anni dopo che gli Smiths si erano sciolti, se ne esce con la richiesta di avere il 25% dei profitti, e non "solo" il 10, come aveva accettato e firmato all'epoca.
Questa parte bisogna leggerla, non me la sento di fare un bigino, perché è tutto molto ben spiegato, con riferimenti a varie pagine della sentenza e con la spiegazione del perché tutto ciò sia una follia, quasi una ripicca, un dispetto al personaggio Morrissey.

E poi tanto spettacolo, concerti, vita in tour, successo di pubblico che non riesce mai a tradursi in vero benessere.
E infine le tante sfighe che sembrano non finire mai.

Ecco, se avete curiosità da tabliod sulla vita privata di Morrissey, fate a meno di leggere la sua autobiografia, non troverete niente di tutto ciò. Ma se vi volete commuovere, arrabbiare, indignare e empatizzare, prego c'è posto.

Uno stra-consiglio per le amiche del venerdì del libro di Homemademamma, alle quali torno dopo lunga assenza per cause di forza maggiore (la vita), ma un ritorno con il botto ;-)

mercoledì 27 novembre 2013

Senza giudizio

Mercoledì è il mio giorno libero. Evviva.
Se penso che l'anno scorso non avevo un giorno libero, è una bella sensazione.
Peccato che negli ultimi mercoledì (tipo gli ultimi quattro o cinque) invece di godermi la giornata libera guardandomi un film in lingua originale (adoro fare ciò, e devo essere a casa da sola per farlo senza interruzioni), cucinando qualcosa di speciale, andando a fare shopping o a trovare un'amica, pulire la casa, and so on...abbia dovuto affrontare una serie di sedute dal dentista per sistemare un po' di cose.
Doloroso.
Per la mia persona e per il mio portafoglio, ma di fronte alla salute...
Oggi ho tolto un dente del giudizio, e l'ho portato a casa da mostrare come trofeo.
Vedi com'è stata coraggiosa la mamma?
Mi aspettavo una reazione di Calvin simile al suo alter ego di Calvin e Hobbes, tipo THAT'S GROSS! (che sarebbe "che schifo"), e invece mi ha detto: Ah! Lo metti sotto il cuscino?

domenica 17 novembre 2013

Gli orchetti

La new entry a Granburrone.
È tempo di presentazioni, ed è così che ho deciso di battezzare la prima di quest'anno. 
Dopo lunga meditazione.
Anche per i nomi dei singoli mi affiderò alla fantasia del nostro, che è molto meglio della mia, dato che ha inventato i nomi anche di questi personaggi.

La prima caratteristica che mi ha fatto venire in mente gli orchetti è la litigiosità, in particolare due mi ricordano Gorbag e Shagrat, che passano il tempo a battibeccare su qualsiasi cosa.
Altra è la stupidità superficialità che si manifesta in vari modi:

Capitolo I: i compiti
Gorbag: Io l'altra volta non c'ero, ho chiesto i compiti a Shagrat ma non mi ha detto che c'era anche inglese...
* * *
Shagrat: Io sono andato a pagina 30 come aveva detto lei, ma non c'era niente da studiare [dialogo da ascoltare e ripetere con apposito DVD e una sfilza di vocaboli, ndr]

* * *
Gorbag: Io volevo studiare ma ho scritto sul diario pagina 80 e a pagina 80 non capivo niente [cosa abbastanza normale essendo noi a pagina 20, ndr]

Capitolo II: seguire le indicazioni/consegne
Aliceland: adesso dividete in due la pagina, piegandola, e da una parte scrivete il testo in inglese, e dall'altra, possibilmente sulla stessa riga, il testo in italiano.

Nar divide il foglio in due colonne e comincia a scrivere il testo in inglese nella prima. Poi arriva in fondo alla pagina e continua sulla seconda colonna della prima pagina. Il testo in italiano lo scrive di seguito. Non esattamente testo a fronte come avevo auspicato :-(

Radbug divide in due colonne e scrive nella prima colonna il testo inglese in corpo 18, e nella seconda colonna il testo in italiano...in corpo 8 (ma perché)

Snaga divide il foglio a scacchi (non sto scherzando), e scrive il testo inglese a quadrati alterni e quello italiano nei rimanenti. (In questo caso devo dire che il testo a fronte c'è, anche se alternato... abbiamo un artista)

Lugbuzz scrive il testo in inglese, poi si ricorda che deve fare le colonne, quindi la seconda colonna è strettissima e dopo una frase straborda nell'altra pagina.

Gorbag copia il testo bello largo su una pagina, poi si ricorda della traduzione, ma avendo avuto il culo di avere scritto su una pagina 
di sinistra, usa la pagina di destra per la traduzione.

Muzgash copia il testo su due colonne, cioè una frase a sinistra e una frase a destra, alla fine si ritrova con il problema: dove lo scrivo il testo in italiano? Allora strappa la pagina e rifà, stavolta ce la fa.

Capitolo III: la verifica

"Scrivete su un foglio protocollo nome, cognome, classe, data.
Non usate il bianchetto".

Snaga: posso usare il bianchetto solo una volta perché ho sbagliato? (e siamo all'intestazione)

Radbug scrive solo il nome, in piccolissimo sul bordo superiore del foglio, Shagrat scrive solo nome-cognome-classe-data sulla prima facciata, poi gli esercizi li fa dentro. Tutti gli altri non scrivono niente.

Lagduf mi dice che lui ha usato solo la prima parte del foglio protocollo, quindi può tagliarlo. No, Lagduf, lascialo intero così inserisci la scheda nel foglio protocollo e rimangono assieme. Naturalmente me lo consegna tagliato.

Capitolo IV: la correzione della verifica

Hanno preso tutti quattro e cinque, tranne Radbug che ha preso sei, allora forse è meglio correggere la verifica (rispiegare e rifare verifica, dopo).

"Copiate sul quaderno gli esercizi corretti. Se non capite qualcosa venite a chiederlo"

Gorbag copia paro-paro quello che ha fatto nella verifica, errori compresi; Lagduf chiede se deve ricopiare tutto o solo quello che ha sbagliato (notare che ha sbagliato quasi tutto); Nar deve rifare lo stesso esercizio quattro volte, e ogni volta glielo rispiego, prima di azzeccarlo.

Stiamo parlando di verbo essere, solo singolare, forme affermativa, negativa, interrogativa e risposta breve.
Vocaboli, i famigliari (papà, mamma, sorella, cugino...)

giovedì 7 novembre 2013

Luci ed ombre dell'educare

La bloggeramica Noemi, mi ha coinvolto in un'iniziativa che sta passando di blog in blog, che ha come tema l'educazione.
Partecipo volentieri e ringrazio Hilde che ha pensato a me.
Trovo molto interessante che le altre blogger che hanno scritto sul tema, quasi all'unanimità non amino la parola educare nel senso di condurre, perché sembra loro (se ho capito bene) che la cosa comporti una forzatura, un imposizione: io che sono grande ti faccio vedere la strada, perché io so, mentre tu obbedisci.

Per me, invece, è proprio questo il significato più bello della parola. Sono convinta che il bambino, non solo abbia bisogno di una guida, ma anche che il genitore - o chi lo educa, appunto - abbia il dovere di dare una direzione. Semplicemente perché altrimenti il bambino non saprebbe dove andare.
Spetta a noi dire al bambino cos'è giusto e cos'è sbagliato, e spetta a noi prenderci cura di loro. E sono anche convinta che il bambino ce lo chieda, non chiaramente, ma istintivamente. Avere dei limiti, dei paletti, è fondamentale perché un bambino cresca sicuro e sereno, perché sa fin dove può arrivare e non si deve preoccupare di cose più grandi di lui.

Il fatto è che educare è difficile, molto più semplice è concedergli quello che vogliono pur di farli tacere (nel breve periodo), o riempirli di "cose" invece che passare del tempo assieme.

Ovviamente questo vale per i bambini piccoli, e ovviamente man mano che crescono si allargano sempre di più le maglie, se vogliamo usare l'immagine restrittiva di una rete ad esempio. Ma sarà un passaggio graduale e secondo me naturale fino a portarli all'autonomia.

Voglio raccontare un aneddoto, una cosa alla quale ho assistito personalmente nel periodo che ho passato negli Stati Uniti come 
ragazza alla pari, e che mi ha lasciato parecchio perplessa, nonostante la mia, allora, giovane età.
Alla fermata dell'autobus due mamme con due bambini di tre/quattro anni (che erano assieme e si conoscevano). E' tardo pomeriggio e bambino1 ha freddo ma non ha una maglia da mettersi, mentre bambino2 ha una maglia in più che sua mamma ha nella borsa.
Mamma2 dice: "io ce l'ho una maglia in più, bambino2, la vuoi prestare a bambino1?"
Bambino2 dice "no"
Fine della storia. La maglia non viene prestata.

Sono rimasta allibita. Anche adesso che sono mamma, se sono al parco e un altro bambino ha bisogno di qualcosa che io ho, un fazzoletto, una caramella, un cerotto, non chiedo certo a mio figlio il permesso di darglielo, anche se il fazzoletto, la caramella e il cerotto li ho con me per lui, perché non è cosa che gli compete, non 
è una responsabilità che può prendersi lui.

Questo, come molte altre cose, tipo bambini dell'asilo che decidono come vestirsi al mattino, compreso mettere magliette mezze maniche in pieno inverno (e sto parlando del freddo di Chicago), mi hanno fatto pensare che gli americani siano dei pessimi educatori.

Per concludere, mi piacerebbe sentire sull'argomento anche il parere di qualche papà...so che ce ne sono all'ascolto, e anche alle prese con l'educazione dei figli. Stavolta non lo citerò, ma sono sicura che un certo blogger di mia conoscenza si sentirà chiamato in causa... vediamo cosa succede.

Questo il logo dell'iniziativa:



e questi gli altri interventi:

lunamonda

sara

liberelettere

timo il bruco

latte&champagne
A

sabato 2 novembre 2013

Felicità

Da quando Charlie Brown va a lezione di chitarra elettrica accompagnato dal vecchio della montagna, io e Calvin abbiamo una sera la settimana solo per noi. 
Quindi ieri sera, verso le 18.30, dopo che Calvin era tornato a casa dal parco...notare che è già la seconda volta che va al parco da solo coi suoi amici dopo la rampognata del tema sulla mamma che è troppo apprensiva e non lo lascia mai andare...
Dicevo, dopo un pomeriggio passato con gli amici, guardo, così tanto per fare, che cosa propongono i vari canali televisivi. Ed ecco che al primo tentativo becco Lo Hobbit iniziato da 7 minuti!
È stato un attimo!
I pop corn pronti in tre minuti al microonde fanno da pasto e per dolce le caramelle bottino del trick-or-treat del giorno precedente, e siamo in paradiso!