Praga.
Il racconto di Dominika comincia ancora prima della sua nascita, quando appare in sogno a sua madre. Poi la rocambolesca nascita e la felicità dei genitori.
Il titolo del libro trae un po' in inganno, infatti non è, come ci si aspetterebbe, il racconto di come Dominika abbia cominciato a ballare e sia diventata una brava ballerina, o meglio, la danza è quasi un sottofondo, una delle tante cose che la bambina fa, ma alla quale non viene dato un risalto particolare.
Protagonista del racconto è invece la vita non facile in un paese comunista quando provenivi da una famiglia di dissidenti.
Dominika è una bambina che intenerisce e per la quale è difficile non provare un sentimento di simpatia.
Spicca anche la figura del padre come inguaribile ottimista nonostante le mille difficoltà e le mille ingiustizie che deve subire, perché "quando le cose vanno male, possono solo migliorare".
Memorabile anche l'espressione della madre che dice "un ottimista è un pessimista che non ha le informazioni giuste".
E alla fine, la riflessione di Dominika sulla sua infanzia: nonostante tutto è stato il periodo più felice della sua vita, perché aveva tutto quello di cui aveva bisogno: affetto e tanto amore dentro il cuore. Mi è piaciuta questa conclusione, perché sostiene che i bambini per crescere felici non hanno bisogno delle cose, dei soldi, ma della presenza e dell'affetto dei genitori. Sembra scontato, ma lo sarà davvero?
E naturalmente, con questo post partecipo al venerdì del libro della homemademamma.