Dopo il consiglio, si sa, c'è sempre un verbale.
LaNuova mi ha affidato il coordinamento di SecondaInside.
Secondo me Principessa-Limone non è contenta. No, sarà un'impressione, ma per tutto il consiglio ha continuato a dire cose tipo
Chi farà il verbale dovrà mettere in evidenza questo-e-quello
La collega che ha ricevuto l'incarico dovrà dire quello-e-questo
Questo senza mai usare il mio nome e senza mai rivolgersi a me direttamente.
Chi-farà-il-verbale l'ha lasciata parlare senza fare un plissé.
Poi è arrivata la mail.
Principessa-Limone è una mailomane: subissa tutto il mondo di e-mail con ordini istruzioni dettagliate su ogni cosa, che a quanto pare vengono regolarmente derubricate a JUNK.
In questa mail scriveva (tra le altre cose)
Ricordo ad Aliceland che va aggiunto nell'ultima colonna il motivo della rinuncia degli studenti affinché la preside abbia chiara la situazione
Persino nella mail indirizzata a me usa la terza persona...
Io insegno da quindici anni (esattamente come lei) e faccio la coordinatrice da sempre. Non mi è mai capitato che un collega si permettesse di dire come fare il verbale a chiunque. Di contro, nessuno si è mai permesso di dire a un collega cosa mettere in evidenza o come doveva impostare il verbale a priori.
Semplicemente si parla e tendenzialmente si fa affidamento sul fatto che il segretario riporterà quello che è stato detto di rilevante durante la riunione. E in genere si è grati di non essere coloro che hanno questo barboso compito.
Al limite, alla riunione successiva, se manca qualcosa si chiede di inserirla, perché qualcosa può sempre sfuggire, anche se di sicuro non si pensa che il segretario l'abbia fatto per fare un dispetto a qualcuno, no?
Ma questo non basta: addirittura fornire un modello da compilare e imporre di usare le parole che ha usato lei nel suo verbale...seriously?
Si dà il caso che LaNuova abbia fornito un modello di verbale (dove non c'era certamente la compilazione guidata dei punti dell'o.d.g.), e si dà il caso che LaNuova sia la Preside.
E allora?
Allora ho usato il modello de LaNuova infischiandomene allegramente delle tabelle excel e modelli predisposti da Principessa-Limone.
Spedisco il tutto a LaNuova con copia conoscenza ai colleghi e tempo 24 ore ricevo un'altra mail della mailomane
Cara Aliceland, mancano diverse informazioni al verbale che hai preparato, alcune essenziali. Come ti avevo già scritto la parte relativa a ... andava formulata secondo il modello del verbale che ti avevo mandato la settimana scorsa
Già alla prima parola mi è andata di traverso l'olivetta del martini.
Cara?
Facciamo dell'ironia?
Il "come ti avevo già scritto", la variante di come ti ho già detto tante volte.
"Andava formulata secondo il modello che ti avevo mandato", rivela l'ego smisurato di questa malata di mente.
one week later
LaNuova mi dice "ho visto il carteggio sul verbale"... perché tutto ciò è stato inoltrato a tutti (non so se consapevolmente da parte di Principessa-Limone perché è alquanto sfigata con le cosiddette nuove tecnologie) ... LaNuova molto diplomaticamente mi dà un suggerimento, io faccio la modifica - che non è affatto quello che chiede Principessa-Limone - e rimando il tutto corretto solo a LaNuova... e che cazz!!!!
Partecipo per la prima volta al lunedì film, e lo faccio con questo Anime Nere.
Non è un genere che io avrei mai scelto di vedere volontariamente, e se fossi stata a casa col telecomando in mano avrei cambiato canale...ma mi è capitato di vederlo ad un cineforum, dove non potevo cambiare e non ho ritenuto opportuno uscire, quindi me lo sono visto tutto fino alla fine.
Non è proprio una presentazione accattivante la mia, ne sono consapevole, ma ho deciso comunque di parlarne perché mi ha fatto riflettere.
L'argomento è la ndrangheta, e i protagonisti sono una famiglia composta da tre fratelli: il maggiore, Luciano, che vive in Calabria, Rocco vive a Milano e rappresenta il "braccio pulito" della famiglia, Luigi si occupa di spaccio a livello internazionale. Auto di lusso, bella vita e una totale mancanza di regole.
Il figlio del fratello maggiore, Leo, prende come modello ed esempio lo zio Luigi, fare il pastore è troppo faticoso, ed inizierà con un dispetto al clan rivale una spirale di violenza che farà finire il tutto molto male.
I personaggi parlano in calabrese e tutto il film è sottotitolato (per fortuna).
Non si riesce, o meglio, io non sono riuscita ad identificarmi con nessuno dei protagonisti, e questo perché la mentalità che sta dietro a queste azioni mi è completamente estranea e sconosciuta.
L'unico personaggio col quale è possibile identificarsi è la moglie di Rocco, una milanese, che anche lei non capisce. Tuttavia sa benissimo chi è suo marito e che la sua casa di lusso è frutto di denaro sporco.
Le altre donne di famiglia non tollerano la moglie di Rocco, ma il loro ruolo è totalmente ininfluente.
Anche la legge, o lo stato, è totalmente assente, si vedono dei carabinieri ma hanno un ruolo marginale, sono addirittura sfuocati. Non è certo a loro che si rivolgono i normali cittadini se hanno bisogno di aiuto, ma vanno invece da chi ritengono che possa garantire loro più protezione.
Forse in questo film manca un elemento essenziale, manca la controparte, non c'è una contrapposizione bene-male e quindi non si può tifare...manca la speranza. Che sia stato proprio questo l'intento dell'autore?
Incardinato tra un corso di aggiornamento (dalle 10 alle 13) e le lezioni serali (dalle 16.30 alle 20.30) si è svolto il consiglio di classe.
Lo yogurt più pacchetto di crackers più tre mandarini che mi ero portata per pranzo sono rimasti nell'armadietto perché arrivata all'una (e mezza) e con la prospettiva di dover lavorare fino alle 20.30, ho pensato bene di seguire i miei colleghi al self service per un piatto di pasta.
Principessa non c'era. Lei a mezzogiorno doveva andare Inside per una delle sue missioni misteriose, per fortuna.
Al rientro in sede Principessa ci attendeva per il consiglio.
Io, con i sensi attutiti dalla panza piena, ho partecipato poco pochissimo, anche perché non avevo nessuna voglia di interagire con Principessa-Limone, ma ho osservato e ascoltato. Come un drone spia, mi sono goduta lo spettacolo. Si è delineato così il nickname per il mio collega (che mi spingo a dichiarare l'unico normale), Giobbe, che con la sua proverbiale pazienza è riuscito a gestire il Limone che pilotava il consiglio di classe in maniera confusa, scriteriata e utile solo a lei.
Limone - dobbiamo parlare di questo, ma NON adesso perché io non ho assolutamente tempo perché ho lezione alle quattro e mezza e devo compilare i patti formativi di Inside*
Limone - Come ho già detto tante volte bisogna fare così, ma NON adesso perché alle quattro e mezza ho lezione...
Questo ripetuto talmente tante volte che se avesse usato quel tempo per parlare effettivamente di qualcosa avremmo avuto un normalissimo consiglio e avremmo esaurito tutti i punti all'o.d.g.
Giobbe, non potendo interagire, stava zitto.
Limone gli rimproverava di stare zitto.
Giobbe non l'ha neanche mandata a cagare.
Limone ha ascoltato la sua stessa voce per un'ora e mezza, e poi è andata a fare lezione. La sua lezione è finita ed è andata a casa.
Noi abbiamo proseguito il lavoro, e poi siamo andati a fare lezione.
Alle nove passate rientravo a casa, dopo un giro completo di orologio.
Calvin e Marito erano già a letto (giornata pesante anche per loro) e Charlie Brown era fuori. Cena, letto, e domani è un altro giorno.
I mandarini sono tornati assieme alla frutta, i crackers assieme ai crackers...e lo yogurt? Dopo un giorno intero fuori dal frigorifero, che si fa?
*vedi inserire nome cognome data di nascita di una ventina di alunni...roba da perderci la testa!
Era da tempo che non trovavo un romanzo così: emozionante, triste e bellissimo.
Questo scrittore israeliano, Eshkal Nevo, racconta la storia di Yuval e dei suoi tre amici del cuore, e lo fa come se fosse un'autobiografia.
L'autobiografia è contenuta in una cornice, un prologo e un poscritto di Yoav, uno dei suoi amici. La cornice assolve ad un duplice compito: prima di tutto dirci com'è andata a finire, e poi dare quell'impressione di autenticità che ricorda tanto i primi romanzi inglesi del '700, dove gli autori si preoccupavano di dimostrare al lettore che la loro storia era assolutamente autentica, con tanto di documenti ufficiali - rigorosamente falsi - e asterischi al posto di luoghi o personaggi che non si volevano compromettere.
Nonostante Yoav - soprannominato Churchill - ci avverta nel prologo che alcuni fatti raccontati da Yuval sono inesatti e frutto di discutibili interpretazioni, è impossibile non simpatizzare con Yuval, appassionarsi alla sua storia e vivere i suoi sentimenti con partecipazione.
L'amicizia tra i quattro giovani è molto bella e profonda, di quelle che sopportano ogni avversità. Particolarmente credibili anche i ruoli dei quattro, perché in un gruppo ci sono delle dinamiche, e inevitabilmente per far sì che l'amicizia resista, ci sarà qualcuno che prevarica e qualcuno che subisce. Yuval subisce: è quello un po' meno bello, un po' più basso, un po' più timido. Ha un unico grande amore, talmente bello che non riesce a crederci...e infatti il suo amore lo lascerà.
Da quel momento Yuval non è più lo stesso. Tutte le donne che incontrerà saranno giudicate tramite confronto con Lei. Arriverà persino a pensare di avere una relazione con una donna perché ha lo stesso nome di Lei.
Anche i rapporti con i suoi amici subiranno un cambiamento, un'evoluzione. Ma comunque sorprende fino alla fine questo romanzo, dove viene svelata la motivazione di questa autobiografia, che la dice lunga sulla profondità dei sentimenti di Yuval per i suoi amici.
La parte autobiografica si conclude con un flashback particolarmente efficace che riguarda il loro primo incontro.
Non dico altro ma vi invito caldamente a leggere questo romanzo e vi sfido a mettere giù il libro prima di averlo finito :-)
...e preparate i fazzolettini se vi commuovete, come me!
è il nome "pellerossa" che mi è venuto in mente per un allievo di PrimoMattina.
La prima volta che si è presentato è arrivato nell'aula col fiato corto: le otto rampe di scale da fare a piedi per raggiungere la nostra scuoletta relegata al quarto piano l'hanno messo a dura prova. Perché montagna-che-cammina è 190 centimetri di altezza per 120 chili di peso per 16 anni di età.
Al primo colloquio racconta il suo percorso - a ostacoli - scolastico...ho fatto due volte la prima, due volte la seconda, sono stato bocciato in terza ed eccomi qui! Perché vede, prof., io non riesco a concentrarmi, non riesco a stare fermo...
Cosa ti piace fare montagna-che-cammina?
Sono appassionato di softair...
Cos'è?
Me lo spiega, e io penso questo è tutto matto.
Poi comincia la scuola, montagna-che-cammina è sempre presente, e non passa inosservato. Fa tutto quello che non si può fare, tipo aprire le finestre con il foglio di carta "scocciato" con l'avviso NON APRIRE-PERICOLO!, fumare in bagno, usare il cellulare e mangiare in classe.
E' amico di tutti e si fa pure la ragazza il secondo giorno di scuola.
Svaligia regolarmente il distributore di merendine e tra una lezione e l'altra si sostenta a pacchetti di patatine (almeno due) e coca cola.
E' un vulcano in eruzione continua, anche se non ascolta risponde a tutte le domande della prof, mentre gli altri sono tutti concentrati e cercano furiosamente la soluzione di quello che appare loro un vero enigma. Ma non provate a metterlo davanti ad un foglio con un esercizio perché non riesce a capire cosa deve fare.
Montagna-che-cammina, quando non ci sta più dentro, chiede un time-out per fumare. E adesso che è stato redarguito per aver fumato in bagno si fa i quattro piani di scale.
Ovviamente si è fatto amico della bidella che gli manda giù l'ascensore in teoria proibitissimo per gli studenti.
Anche noi prof facciamo le scale a piedi.
E' già la terza volta che quando montagna-che-cammina mi chiede il time-out-siga io gli faccio notare che mancano solo 10 o 15 minuti alla fine della lezione e che non vale la pena farsi le scale un'altra volta. E lui "Ma davvero? Ma perché le ore di inglese passano così velocemente?"
Musica per le mie orecchie.
Quindi un giorno gli dico, ma dai montagna-che-cammina, lascia perdere le sigarette...e lui mi risponde "ma scusi prof, se non fumo e mi metto a dieta campo fino a cent'anni, ma triste. Invece così campo cinquant'anni ma felice!!
Ne riparliamo quando ne avrai quaranta montagna-che-cammina...
Ad ogni modo, nonostante le pessime premesse e le aspettative catastrofiche sulla gestione di questa mina vagante, devo dire che montagna-che-cammina è un tipo simpatico. Non so se riuscirò a cavare qualcosa da lui, ma sarà una bella sfida. Male che vada ci faremo una pizza (io margherita, lui patatosa), perché non sembra proprio il tipo da portare rancore!!!