Cosa ci dice il professore di questo libro?
Moltissime cose, non vi nascondo che ho avuto vari momenti di sconforto quando ho dovuto ascoltare ben 9 lezioni su i-tunesU di un paio d'ore ciascuna, non perché non siano interessanti, ma perché è stato un lavoro lungo e che ho dovuto diluire nel tempo (le lezioni si sono svolte a fine agosto/settembre, ed io le ho finite solo a fine ottobre).
Anyways, come direbbero gli americani, ce l'abbiamo fatta.
L'aspetto che più mi ha colpito di questo secondo episodio è il fatto che qui, bene o male tutti i personaggi devono compiere delle scelte. E anche se il prof ci mette in guardia: "non è semplicemente il libro delle scelte, ma è molto di più" in pratica passa ore a parlare delle scelte di tutti. Quindi lo farò anch'io ;-)
Vale la pena notare che non tutte le scelte sono giuste. O meglio, cosa sono le scelte giuste e le scelte sbagliate? Se prendessimo il buon senso come metro di misura, probabilmente molte scelte fatte dai personaggi non sarebbero considerate giuste, ma ogni scelta porta a delle conseguenze che portano a loro volta ad un certo finale, che sin dall'inizio appare molto improbabile (sempre dal punto di vista della realizzabilità)...vi ricorda qualcosa? :-)
Ma partiamo dall'inizio, dopo che Boromir e gli hobbit sono stati attaccati dagli orchetti, Aragorn corre su per la collina, sente il corno di Boromir e va a soccorrerlo. Quando arriva fa in tempo a dirgli le ultime parole e poi Boromir muore.
Il primo a dover compiere una scelta è proprio Aragorn: seguire Frodo e Sam che si sono diretti a Mordor o seguire gli orchetti che hanno fatto prigionieri Merry e Pipino? La scelta è ardua, Aragorn ha promesso di accompagnare il portatore dell'anello, e perdere due hobbit potrebbe sembrare il male minore, ma alla fine sceglie quello che a prima vista è meno logico. Se avesse seguito Frodo, avrebbe potuto essergli utile, ma questo avrebbe comportato abbandonare altri due membri della Compagnia a "tortura e morte", e secondo il principio della Compagnia, non si abbandona mai nessuno per il bene maggiore. Quindi Aragorn non andrà né a Gondor (come gli aveva chiesto Boromir), né a Mordor assieme a Frodo e Sam, bensì verso il Nord per tentare di salvare gli hobbit.
Merry e Pipino, dopo essere riusciti a sfuggire agli orchetti approfittando di un "momento di confusione" (nientemeno che un massacro di questi ultimi ad opera dei cavalieri di Rohan), ci portano nel bosco degli Ent, ed entriamo in uno dei momenti mitici di Tolkien, con la storia delle Entesse perdute.
Da Barbalbero apprendiamo la differenza di prospettiva: quando gli hobbit gli chiedono da che parte stanno gli Ent, lui risponde che per gli Ent questo mondo è transitorio, come lo sono gli Elfi e gli Uomini. Gli Ent hanno una diversa concezione del tempo:
Non mi sono mai preoccupato delle Grandi Guerre, riguardano soprattutto Elfi e Uomini. Preoccuparsene è compito degli Stregoni, che sono sempre molto inquieti per il futuro. Io non sono dalla parte di nessuno, perché nessuno è dalla mia part
Anche Saruman è un personaggio che ad un certo punto della storia ha compiuto una scelta, è passato dalla parte del nemico, Gandalf lo chiama "fool" e "mad", mentre prima era "il saggio"
when did Saruman the grand abandon reason for madness?ma in realtà è l'impresa della Compagnia dell'Anello ad essere una follia, le speranze sono sempre pochissime e appese ad un filo
e per questo si potrebbe dire che proprio perché è saggio ed ha la vista più lunga, sceglie di stare con chi ha maggiore probabilità di vincere, cioè Sauron. Anche Isengard rappresenta l'eternità, tutto è di pietra, eterno, mentre il mondo degli elfi che sta per finire è fatto di legno ed erba, che sono belli ma possono appassire e morire.
Frodo sceglie per fede nel suo destino e per speranza. E' fatalista, nel senso che si affida al fato, si rassegna al suo destino:
It's my doom, I think, to go to that shadow yonder so that a way should be foundsceglie di prendere Gollum come guida, di non ucciderlo, per pietà e per compassione (pity and mercy).
Sam sceglie per amore. Non ha mai avuto vera speranza, ma decide di seguire il suo padrone. Il successo della missione non è rilevante per lui, è importante solo servire il suo padrone.
Gollum, il personaggio più interessante secondo me, dopo aver
lottato con le sue due parti Servile e Scurrile (Slinker and Stinker), Smeagol e Gollum, sceglie di tradire Frodo.
Ed è anche questo parte del fato.
La raffigurazione delle dei due lati di questo personaggio è bellissima: nei suoi occhi si alterna una luce pallida ad una luce verde quando parla con se stesso. C'è anche il cambio dell'uso del pronome, Gollum usa "noi", mentre Smeagol usa "io, lui".
Ma non si tratta di lato buono contro lato cattivo, bensì di lato apertamente cattivo contro lato segretamente cattivo.
Faramir sceglie di lasciare libero Frodo e lasciarlo proseguire disobbedendo agli ordini ricevuti e consapevole che sarà criticato per questo, da suo padre Denethor.
E quindi, tra crocevia e scelte, destino, fato e grandi imprese, si conclude il secondo capitolo della trilogia, con il quale partecipo senz'altro al venerdì del libro di homemademamma.
Acc, altro che recensione, questo è un super-riassunto, anche! Se mai darò da leggere questo romanzo ai miei alunni ti dovrò prima chiedere di oscurare il post! ;-)
RispondiEliminaMassí dai un aiutino
RispondiElimina;-)
Sono lusingata!
Non l'avevo mai vista sotto questo aspetto, ma è vero che si apre con un Aragorn incertissimo e combattuto che continua a lamentarsi di aver sbagliato le sue scelte (ma scoprirà poi che non è vero) e si chiude con un capitolo intitolato alle scelte di messer Samvise.
RispondiEliminaBellissima la descrizione del dualismo di Smeagol:
>non si tratta di lato buono contro lato cattivo, bensì di lato apertamente cattivo >contro lato segretamente cattivo.
E' proprio lui, assolutamente lui. Poveraccio :(