venerdì 3 gennaio 2014

Il Signore degli Anelli - Le appendici

Avevo promesso al Venerdì del libro un ultimo post sulle Appendici del Signore degli Anelli.

Le appendici sono ben sei, e sono tutte dedicate ad approfondire la storia con ulteriori spiegazioni, integrazioni, alberi genealogici e cronache dettagliate della prima, seconda e terza era. In più ci sono quelle dedicate alle lingue e alle pronunce. Sono ciò che Tolkien definisce "the necessary background of history".

Viene un po' da chiedersi perché Tolkien si sia dato così tanto da fare per compilare queste appendici, non sembrano informazioni fondamentali per la comprensione della storia. Ma allora, perché sono secondo lui necessarie?

Partiamo da quelle sulle lingue. La questione della lingua è fondamentale per Tolkien, infatti è l'unico scrittore che si pone il problema della traduzione, perché pensa che i personaggi non parlino inglese originariamente. Altri autori non si preoccupano di questo aspetto, pensiamo ad esempio a Martin, anche lui ha inventato la lingua dei Dothraki, ma gli altri personaggi parlano inglese come se fosse la lingua effettivamente utilizzata in originale.
Da qui l'importanza delle appendici filologiche.

L'altro aspetto è quello della cornice letteraria. Come facevano gli autori dei primi romanzi del 1700, che si preoccupavano di fornire informazioni su come erano venuti a conoscenza della storia assieme ad una serie di autentici falsi documenti per supportare e dare l'impressione di veridicità, così fa Tolkien.
Robinson Crusoe, Moll Flanders, Pamela, per tutte queste storie ci viene assicurato che si tratta di storie vere e ci vengono fornite le fonti (un diario ritrovato, delle lettere). Questa convenzione è andata perduta ai giorni nostri, ma veniva usata per dare la 
percezione di profondità.

Le appendici danno consistenza alla storia, sottolineano che si parla di un tempo mitico, non allegorico. 
Sul tema allegoria contro mito abbiamo già discusso. Tolkien va oltre, infatti la sua mitologia la troviamo nel Silmarillion, una lettura impegnativa che ho deciso di intraprendere e che condividerò con chiunque sia interessato. A presto! :-)

5 commenti:

  1. Secondo me il problema sulla questione dell'interpretazione allegorica è semplicemente che la parola viene spesso usata fuori contesto, e anche significato. Mito e allegoria, per esempio, non sono due concetti che si escludono, anzi, tutt'altro! Casomai la contrapposizione canonica, da sempre (e in particolare nella sensibilità retorica novecentesca) è tra allegoria e simbolo, diade che tutto sommato potrebbe essere ben applicata (anche se non so quanto Luperini apprezzerebbe!) anche al magnum opus tolkieniano.

    RispondiElimina
  2. @ povna: cioè, fammi capire, quando dici che la contrapposizione canonica è tra allegoria e simbolo, vuoi dire che una esclude l'altro? Oppure che entrambi possono essere applicati a Tolkien?
    Io ho interpretato come o uno o l'altro. E se ci siamo intese, sono d'accordo, sicuramente si può parlare di simbolo

    RispondiElimina
  3. Luperini ci ha scritto svariati libri sia teorici, sia critici (applicati per esempio a Montale e Ungaretti) sulla contrapposizione tra allegoria e simbolo. Ovviamente, come per ogni cosa in letteratura, niente esclude niente: non succede in Matematica, se, per dire, dalla geometria euclidea passiamo a quella a più dimensioni, figuriamoci se si parla di trame, stilemi e parole. Ma credo questa tensione tra i due elementi possa applicare anche a Tolkien. Del resto, Benjamin (su cui Luperini si basa) in Angelus Novus ci ha per l'appunto spiegato che carattere dell'allegoria moderna è appunto quello di non presentare un sistema di corrispondenze e rimandi perfettamente organico a coerente in ogni punto del testo (a differenza di quella medievale di qui la "novità" dell'angelo, appunto). Se questa linea vale (ammesso e non concesso che si possa dire di Benjamin che "non vale!"), direi che Il signore degli anelli è romanzo denso di simboli che gioca, con grande consapevolezza culturale, aggiungo, che è inversamente proporzionale all'ostentazione tolkienana per la denegazione, con una serie di allegorie moderne molto ben congegnate.

    RispondiElimina
  4. Da lettrice devo dire che le Appendici hanno un loro perché: alcune, soprattutto la Cronologia, sono veramente utili, soprattutto terzo e sesto libro, o almeno io le consulto sempre per orizzontarmi in quel mese infernale in cui si svolge buona parte della narrazione. E poi dopo un po' cominciano a venirti le curiosità più perverse, del tipo "Ma da che ramo veniva il Tal dei Tali?".
    Il difetto, dal mio punto di vista, è che ci sono un sacco di domande che restano in sospeso, si finisce per desiderarle più lunghe (ma ammetto che quelle linguistiche le ho lette una sola volta, e per onore di bandiera)

    RispondiElimina
  5. @murasaki: beh, ma tu sei un mito!!!
    Io le appendici le ho lette solo per seguire le lezioni, e non posso dire di essermele gustate come te. Quelle linguistiche poi...però andava fatto per fare una cosa fatta bene ;-)

    RispondiElimina