I miei SecondoSera sono un gruppo classe eterogeneo.
Va bene, sai che novità. In tutte le classi c'è il gruppetto che va, quello che non va, quello che ci prova...ma qui non ci sono i gruppi o le fasce di livello, oh no tesssoro, qui ogni alunno è un caso.
Sono dei gran simpaticoni, ma non c'è verso di fargli rispettare le regole, di farli studiare o di farli lavorare in alcun modo.
Definirei le mie lezioni come un incontro di wrestling, che mi lasciano esausta e lievemente insoddisfatta.
Chattare su whatsapp durante la lezione? Ricevere telefonate? Giocare? Ascoltare musica? Normale. Semmai sono io quella strana.
Discutere animatamente con un compagno di questioni scientifico-economiche-filosofiche, insomma, tutto tranne che inglese perché "tanto io lo so già"? Normale.
Poi c'è questa radicata convinzione per cui essendo maggiorenni nessuno gli può dire quello che devono o non devono fare.
Sono stata a lungo indecisa - e anche piuttosto nervosa - sul dirgli qualcosa riguardo la lezione di mercoledì della settimana scorsa. Perché si dà il caso che Tutor sarebbe venuta ad assistere alla mia lezione.
I dubbi e le incertezze si sono trascinati fino a lunedì, quando non ho potuto fare a meno di avvisarli che la volta successiva ci sarebbe stata un'altra persona con me in classe.
- Allora viene una nuova prof giovane?
- No, raga, sono io ad essere valutata...
- Cooome? Ma com'è possibile!
- Eh, sì. Hanno finalmente deciso, dopo soli 15 anni, che avevo diritto ad un posto nella scuola...quindi alla mia tenera età, sono in prova.
Hanno espresso la loro meraviglia-sconcerto-terrore e tremore, e poi la lezione è continuata sui soliti binari sgangherati.
Probabilmente Kenny ritorna su whatsapp, Subcomandante torna ad illustrare le sue teorie mondiali a Indio, Jim torna a dormire, le groupies tornano ai loro trucchi e gossip, e lo zoccolo duro mi ascolta interrompendomi ogni due secondi per fare domande e darsi delle risposte.
La sera prima whatsappo con Tutor e l'avviso: Prepàrati! Sarà un bel match!
Lei, carinamente, mi risponde : Vorrei che vedessi i miei...
Dopotutto lei lavora qui da 20 anni!
Parzialmente rassegnata, mi presento mercoledì sera alla macchinetta del caffè con Tutor, perché se non li raccatto lì tutti assieme poi non li becco più.
Arriva Leader di zoccoloduro e mi dice: Prof, ma si può andare giù a fumare o non si può?
La domanda è strana, molto strana, perché quella della pausa-siga è una delle questioni più spinose e contrastive, e si trascina da sempre.
Io non posso fare a meno di ribadire che LaNuova l'ha espressamente proibito, e io non posso dire il contrario.
"Ah, no! Se ci deve andare di mezzo lei, non se ne parla neanche. Via! Tutti in classse!"
E si avviano volontariamente e allegramente. Per una frazione di secondo percepisco l'espressione incredula e basita di Tutor, io mi tiro su la mascella che mi era cascata dalla sorpresa, e vado.
Abbiamo appena affrontato il presente semplice, quindi vado a pescare una canzone che secondo me cade a pennello, e che presenta interessanti spunti di riflessione a livello culturale (la famosa civiltà), ci sono modi di dire, espressioni idiomatiche e si presta alla discussione.
Si comincia con una prova d'ascolto dove bisogna inserire delle parole mancanti. La partecipazione è buona, più del solito, intervengono persino le groupies e il bell'addormentato Jim.
Poi si passa all'individuazione delle azioni che secondo l'autore sono tipicamente inglesi contrapposte a quelle americane, all'analisi delle caratteristiche associate agli inglesi.
Infine la discussione sui modi di dire: condividi l'espressione Be yourself no matter what they say? oppure sei più in linea con When in Rome, do as Romans do?
La classe si divide, nasce il dibattito e alla fine qualcuno si ricrede e cambia "schieramento".
L'ora di lezione volge rapidamente al termine, ci troviamo alle 19,30 ancora nel pieno della discussione.
E mentre io e Tutor ci avviamo in PrimoSera per un altro giro altra corsa, mi dice: "Ma che bella classe vivace! Peccato che non tutti partecipino". In effetti le groupies, Kenny, Vladimir hanno poco da dire, ma quantomeno hanno ascoltato.
Ed è così che, passata anche questa, rientro in classe venerdì sera.
- Allora, prof, come siamo andati? Mi dice Serendib (anche lui parte di zoccoloduro) con sguardo sornione.
- Mah, veramente - dico io - volevo dirvi che siete stati "completamente perfetti" e volevo anche dirvi grazie.
Così scopro la mobilitazione generale e il servizio d'ordine auto organizzato che ha reso possibile questa specie di miracolo.
- Perché lei, prof, se lo merita...
E io mi commuovo, e sono felice!
Situazioni che si ribaltano quasi magicamente per raggiungere il fatidico "ne vale la pena!"
RispondiEliminaQueste cose succedono nella scuola, ma come dicevo anche a Murasaki, non sai mai quando. Ecco perché devi sempre fare quello che ritieni giusto, non per un riconoscimento "dai piani alti", ma per queste soddisfazioni inaspettate.
EliminaNe vale la pena? Penso proprio di sì :-)
Acci e poi denti, queste sì che son soddisfazioni!
RispondiEliminaÈ proprio a questo che stavo pensando quando ho scritto il commento al tuo post ;-)
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