giovedì 7 novembre 2013

Luci ed ombre dell'educare

La bloggeramica Noemi, mi ha coinvolto in un'iniziativa che sta passando di blog in blog, che ha come tema l'educazione.
Partecipo volentieri e ringrazio Hilde che ha pensato a me.
Trovo molto interessante che le altre blogger che hanno scritto sul tema, quasi all'unanimità non amino la parola educare nel senso di condurre, perché sembra loro (se ho capito bene) che la cosa comporti una forzatura, un imposizione: io che sono grande ti faccio vedere la strada, perché io so, mentre tu obbedisci.

Per me, invece, è proprio questo il significato più bello della parola. Sono convinta che il bambino, non solo abbia bisogno di una guida, ma anche che il genitore - o chi lo educa, appunto - abbia il dovere di dare una direzione. Semplicemente perché altrimenti il bambino non saprebbe dove andare.
Spetta a noi dire al bambino cos'è giusto e cos'è sbagliato, e spetta a noi prenderci cura di loro. E sono anche convinta che il bambino ce lo chieda, non chiaramente, ma istintivamente. Avere dei limiti, dei paletti, è fondamentale perché un bambino cresca sicuro e sereno, perché sa fin dove può arrivare e non si deve preoccupare di cose più grandi di lui.

Il fatto è che educare è difficile, molto più semplice è concedergli quello che vogliono pur di farli tacere (nel breve periodo), o riempirli di "cose" invece che passare del tempo assieme.

Ovviamente questo vale per i bambini piccoli, e ovviamente man mano che crescono si allargano sempre di più le maglie, se vogliamo usare l'immagine restrittiva di una rete ad esempio. Ma sarà un passaggio graduale e secondo me naturale fino a portarli all'autonomia.

Voglio raccontare un aneddoto, una cosa alla quale ho assistito personalmente nel periodo che ho passato negli Stati Uniti come 
ragazza alla pari, e che mi ha lasciato parecchio perplessa, nonostante la mia, allora, giovane età.
Alla fermata dell'autobus due mamme con due bambini di tre/quattro anni (che erano assieme e si conoscevano). E' tardo pomeriggio e bambino1 ha freddo ma non ha una maglia da mettersi, mentre bambino2 ha una maglia in più che sua mamma ha nella borsa.
Mamma2 dice: "io ce l'ho una maglia in più, bambino2, la vuoi prestare a bambino1?"
Bambino2 dice "no"
Fine della storia. La maglia non viene prestata.

Sono rimasta allibita. Anche adesso che sono mamma, se sono al parco e un altro bambino ha bisogno di qualcosa che io ho, un fazzoletto, una caramella, un cerotto, non chiedo certo a mio figlio il permesso di darglielo, anche se il fazzoletto, la caramella e il cerotto li ho con me per lui, perché non è cosa che gli compete, non 
è una responsabilità che può prendersi lui.

Questo, come molte altre cose, tipo bambini dell'asilo che decidono come vestirsi al mattino, compreso mettere magliette mezze maniche in pieno inverno (e sto parlando del freddo di Chicago), mi hanno fatto pensare che gli americani siano dei pessimi educatori.

Per concludere, mi piacerebbe sentire sull'argomento anche il parere di qualche papà...so che ce ne sono all'ascolto, e anche alle prese con l'educazione dei figli. Stavolta non lo citerò, ma sono sicura che un certo blogger di mia conoscenza si sentirà chiamato in causa... vediamo cosa succede.

Questo il logo dell'iniziativa:



e questi gli altri interventi:

lunamonda

sara

liberelettere

timo il bruco

latte&champagne
A

15 commenti:

  1. Sono molto d'accordo con te. Innanzi tutto sulla questione del "condurre": un bambino chiede una guida, come tu dici, dei paletti, o comunque dei segnali. Condurre è un atto che si può esercitare in molti modi, compito dell'educatore è quello di esercitarlo non da pastore o da duce, ma semplicemente da guida. Guida che dunque sempre si rivolge indietro verso chi sta guidando, ma che non può, né dovrebbe mai, a mio avviso, abdicare dal suo compito di guida fino a che le persone del gruppo non avranno anche loro fatto quel percorso tante volte da non rendere più necessaria la guida (cioè crescendo).
    E nel mio piccolo ho potuto sperimentare che i figli di amici ai quali viene fatto scegliere tutto, sono bambini estenuati dai capricci, sempre stanchi, perché sempre stressati dalle decisioni da prendere per tutto.
    La stessa cosa, pur se tra dinamiche diverse, vale in classe, io credo.

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  2. Stai parlando ovviamente di mfisk. :-)

    Educare è difficile, educare un figlio è doppiamente difficile. Due o più figli è impossibile e infatti io mi sono fermato ad una figlia. :-)

    Concordo sull'educare (i figli) come un condurre e concordo sul fatto che i figli ci chiedano limiti e imposizioni, non fosse altro per vedere cosa succede a trasgredire quei limiti e quelle imposizioni. ("Voglio vedere come va a finire" disse tanti anni fa mio cugino.)

    Le difficoltà sono almeno due. Una è quella di accettare che i figli trasgrediranno le nostre regole "a prescindere", per necessità di crescita. La seconda è quella di trovare il momento e il modo giusto per comunicare il proprio sapere, quel sapere che resterà anche dopo la trasgressione, in età adulta. Ogni figlio ha la sua via, sempre diversa anche rispetto all'età; qui sta la sensibilità e l'abilità dei genitori. Ma non illudiamoci: tanti figli, tante persone completamente diverse. Chi ha più figli deve accettare che la sua educazione avrà effetti molto diversi sui suoi figli, anche se gli parrà la stessa.

    Beh, un lavoraccio, entusiasmante, certo, ma un lavoraccio. Che se non ci fosse il nostro istinto di riproduzione nessuna persona sana di mente farebbe. :-)

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  3. A me fa paura. Come responsabilità. Poi, ovvio, me la assumo altirmenti dovrei ammettere di aver sbagliato mestiere. E sapendo di farlo anche nel piccolo quotidiano, con le mie azioni, le mie parole, davanti a degli adolescenti. Sull'educazione americana ho visto qualcosina (poco) anche io, non mi pare però che sia una questione "geografica". In Italia (anche qui, generalizzo) vedo che l'autonomia decisionale la si lascia nelle cazzatine (vestiti, giocattoli, etc) che sfociano in capricci, vero ma la si toglie laddove necessario (scuola, spostarsi, relazioni con adulti).

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  4. @povna: bambini estenuati dai capricci...exactly!

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  5. @ilcomizietto, verissimo: ti posso confermare che i miei figli non potrebbero essere più diversi. Uno è silenzioso, riflessivo, sempre contenuto, l'altro è chiacchierone, entusiasta di qualsiasi cosa e sempre allegro. Metodo educativo sempre lo stesso, ma le differenze stanno nel carattere, non nell'impostazione. Sono sicura che Calvin trasgredirà di più, ma fino ad un certo punto

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  6. Grazie! Sapevo che il tuo intervento sarebbe stato interessante e sono contenta che si siano (più o meno auto) coinvolti nella discussione anche la Povna e gli altri.
    Sono d'accordo con voi, i bambini hanno bisogno di fiducia, ma anche di regole e paletti: non possiamo lasciare sempre a loro la responsabilità di scelte e decisioni, non compete loro, credo sia addirittura destabilizzante per loro.
    Anche se non siamo perfetti e a volte possiamo sbagliare, siamo responsabili dei nostri figli, nostro compito di genitori è guidarli e farli sentire protetti.
    E questo è difficile, sì, ma anche un piacevole onore, se così posso dire.
    Un saluto a tutti voi, Noemi (Hilde è mia figlia).

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  7. @minnelisapolis: l'Italia va sempre dove va l'America anche se con qualche anno di ritardo. Quando un genitore dice non so cosa fare, non mi ascolta penso che non ha saputo educare, quindi porsi come modello o stabilire dei limiti chiari, che da piccoli sono le cazzatine ma poi diventa un modo di vedere le cose da persona responsabile.

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  8. @noemi: grazie Noemi! Un saluto a Hilde ;-)

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  9. Dipende anche da quali figli ti trovi davanti.
    Ricordo una madre, madre di 6 figli maschi. L'ultimo lo avevo nella terza media (era il 1982/83; fuori da scuola rubacchiava soldi, motorini etc; penso ormai sia morto di droga o altro),
    La madre venne piangendo, dicendomi che non capiva come fosse suo figlio, gli altri 5 erano persone a posto, e li aveva educati e trattati allo stesso modo del sesto, ma questo era sempre stato un ribelle, ed aveva sempre fatto di testa sua, contro di lei e della famiglia, sin da quando succhiava il latte. Sperava in un miracolo, ma ormai era tardi, forse, anche per il buon Gesù.
    Questo per dire che si fa presto a parlare, fino a quando le cose vanno bene, i figli son remissivi e si lasciano guidare, oppure i genitori son così psicologicamente implacabili da imporsi sino quasi al plagio (e ne conosciamo, del primo e del secondo tipo).
    Quando invece trovi i casi ed i caratteri forti e difficili, son cavoli amari. E tutti son disposti a darti, dall'alto in basso, dei bei schiaffi morali.

    Anonimo SQ

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  10. @anonimo SQ: anche questo è vero. Una "fettina di culo" è spesso ciò che fa la differenza in molte cose. Infatti, anche al contrario, ci sono ragazzi che vengono su benissimo anche da famiglie disastrate. Ovviamente noi possiamo solo discutere in generale, nella maggioranza dei casi.
    Comunque io mi sento abbastanza fortunata, non ho dovuto fare troppa fatica ad educare i miei, e non lo dico per vantarmi, ma proprio nel senso che mi è andata bene!!

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  11. Grazie Aliceland, vedo che capisci !

    Anonimo SQ

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  12. Ciao, grazie di aver partecipato. Sul discorso che i bambini hanno "bisogno" di limiti e paletti non potrei essere più in disaccordo, ne avevo scritto qui http://timoilbruco.wordpress.com/2013/03/22/chi_ha_bisogno_di_limiti/
    Però è vero che troppo spesso si confonde il permissivismo con l'educazione libertaria: ascoltare i bisogni dei propri figli, e lasciare che siano loro a guidare insieme a noi, non significa dargli sempre e subito quello che vogliono. Vuol dire (in breve) non prevenire, non mettere a tacere, non etichettare comportamenti ed espressioni dal nostro punto di vista ma capire cosa significano per loro prima di tutto. E' un equilibrio difficile, ma di sicuro un bambino libero e uno viziato non sono la stessa cosa anzi direi che sono l'opposto.

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  13. Ti ringrazio anche io per aver partecipato!
    Non condivido, come immaginerai, ma lo spirito dell'iniziativa era proprio quello di riportarsi idee diverse e non per forza convergenti.

    Quello su cui proprio mi sento di ribattere è sulla "facilità" di concedere vs educare.
    Io non credo che la contrapposizione sia questa, per nulla, e mi chiedo se è ciò che hai letto nel mio intervento, perché se lo è sono stupita.
    In una relazione libertaria ed orizzontale non esiste nemmeno il concetto di "concedere" (tantomeno oggetti, poi!), perché non esiste il concetto di adulto che detiene il potere e decide come usarlo.
    Esiste al contrario il concetto (e la pratica) di adulto responsabile e presente. Tutt'altro che facile, te lo garantisco ;)

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  14. No, Caterina, in realtà ho scritto solo quello che ne pensavo io. Quindi non ho "risposto" a nessuno.
    Grazie anche a voi (timoilbruco e Caterina) di aver commentato.

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  15. Ciao Aliceland, piacere di fare la tua conoscenza. Anche io mi schiero idealmente fra i genitori che tendenzialmente affiancano i propri figli piuttosto che guidarli. Il che non significa lasciarli allo sbando, ma restare in ascolto e fidarsi di loro. Temo che l'atteggiamento di chi si pone come guida comporti il rischio di non prestare ascolto, dando per scontato quale sia la direzione giusta da seguire. Concordo con Selima sul fatto che il permissivismo non sia affatto sinonimo di libertà. Il permissivismo, in realtà, è l'altra faccia della medaglia dell'autoritarismo: il genitore permissivo prova a controllare il figlio attraverso la concessione di privilegi/premi, mentre quello autoritario cerca di fare la stessa cosa, ma attraverso minacce e punizioni. In una relazione libertaria, invece, non si dovrebbe avere l'obiettivo del controllo e quindi nessuno concede e nessuno toglie. Si tratta di un rapporto fra individui con pari dignità, seppure - come ho detto nel mio post - è innegabile che la relazione fra genitori e figli sia asimmetrica. Per finire penso, ma è ovviamente solo la mia opinione, che si possa prendersi cura dei propri figli senza però abituarli ad essere guidati. Non trovo che questo li destabilizzi. Penso, invece, che sia più destabilizzante un giorno - da adulti - trovarsi improvvisamente a dover prendere delle decisioni da soli, dopo essere stati "guidati" per anni ... e in questo trovo che molta responsabilità ce l'abbia la scuola. Fa piacere confrontarsi fra voci diverse, tutte comunque orientate verso la stessa cosa: il bene dei nostri figli! Un caro saluto.

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