venerdì 24 febbraio 2012

una questione di spazi

Nel lontano 1928, ad una quarantesettenne Virginia Woolf, con un attivo di cinque romanzi pubblicati, venne chiesto di tenere un corso all'Università di Cambridge, precisamente in un College femminile dell'Università di Cambridge. "Le donne e la narrativa" era il tema da affrontare, le donne come personaggi letterari e le donne come creatori di personaggi, quindi come scrittrici.


Da questo corso, o serie di lezioni, o lectures, è nato il saggio 

ovvero


una risposta intelligente al diffuso commento che le donne raramente (all'epoca) avevano contribuito alla produzione di quello che veniva definito high culture.


Il contenuto di questo saggio è noto: le donne erano escluse dal mondo dell'arte e della letteratura perché le donne non avevano una stanza tutta per sé, una stanza dove studiare, leggere o semplicemente pensare.
La stanza tutta per sé è un luogo per stare da sole, per essere un individuo, e non solo un membro di una comunità o una persona al servizio della comunità. 
Poi c'è l'incredibile personaggio inventato: Judith Shakespeare, la sorella del nostro William, con lo stesso talento e le stesse ambizioni... però Judith non va a scuola, è una donna; a casa non approvano il suo interesse per i libri che la distolgono dalle faccende domestiche, è una donna; Judith non può sposare chi vuole, il suo matrimonio viene combinato dal padre.
Come può una donna far emergere il suo talento in una società simile?
Ed eccoci ai giorni nostri, nel 1997 Alicia Giménez-Bartlett, autrice spagnola (che tra l'altro ha scritto anche una serie di gustosissimi romanzi gialli con protagonista l'ispettrice Pedra Delicado e in vice-ispettore Fermin Garzòn... ne parleremo), scrive


opera di finzione dove l'autrice finge di aver trovato il diario della cameriera di Virginia Woolf, Nelly. 
Come vede Nelly lo stile di vita della sua padrona Virginia? E soprattutto, Nelly ce l'ha una stanza tutta per sé?
Molto interessante e divertente quest'ultimo libro, da leggere sicuramente dopo aver letto almeno il saggio di Virginia Woolf, se non tutte le opere.
Con questo post partecipo al venerdì del libro di homemademamma.

martedì 21 febbraio 2012

Dopo aver passato tre giorni a ritagliare, piegare, incollare (e per fortuna mi hanno dato un aiutino per la maschera) e cucire, è con grande soddisfazione che Calvin ha potuto sfoggiare il suo costume da riccio per la sfilata di carnevale...

venerdì 10 febbraio 2012

Giallo venerdì parte seconda

E' già passata, velocemente, un'altra settimana, ed è quindi ora di parlare di un altro autore, che poi è un'autrice e di un altro ispettore, che poi è una detective donna.
L'autrice è Sandra Scoppettone, italoamericana newyorkese (un'altra americana), che scrive le avventure di Lauren Laurano, una detective gay newyorkese, fidanzata con Kip, psicoanalista.

Quello che rende speciale questi romanzi non è tanto l'ambientazione: New York, grande città, sembra nata per stare sul palcoscenico, ma proprio la vita della protagonista e della sua compagna (anzi, mi sembra di ricordare che si parli proprio di matrimonio). Un punto di vista totalmente femminile, dunque, che credo piacerà molto alle lettrici, anche per il coraggio di affrontare certi argomenti considerati spinosi e non facili.

La casa editrice che ha pubblicato questi romanzi è la e/o. 


Le avventure di Lauren e Kip sono cattivo sangue, vacanze omicideTu, mia dolce irraggiungibileDonato & Figlia.

Con questo post partecipo all'iniziativa di homemademamma del venerdì del libro.

venerdì 3 febbraio 2012

Giallo venerdì

Comincio oggi a partecipare al venerdì del libro di homemademamma con un consiglio di lettura per il fine settimana. Ho deciso di raccomandare un ciclo di gialli, dato che la mia passione per il genere mi ha fatto conoscere una quantità di ispettori di tutto rispetto.
Vorrei partire dall'Ispettore Linley, creato da Elizabeth George. L'autrice è americana ma i suoi romanzi sono ambientati a Londra. L'ispettore Linley è un nobile (ottavo conte di Asherton) della Cornovaglia dotato di Bentley e di un certo fascino. E' affiancato nelle sue indagini da una poliziotta di tutt'altra estrazione, Barbara Havers, proprietaria di un macinino scassato e che vive in un minuscolo appartamento costantemente in disordine.
Di solito non amo gli scrittori di gialli americani, perché tendono troppo allo splatter e all'esagerazione, ma questa è una piacevole eccezione.
Il primo romanzo della serie risale al 1988 ed è intitolato E liberaci dal Padre. Da leggere rigorosamente in ordine di apparizione perché dietro le indagini si sviluppano le storie dei personaggi principali, Linley, la Havers, Debora, l'amico St James...
Non rivelo oltre e auguro a tutti buona lettura!

giovedì 2 febbraio 2012

Rebus, l'educatore

Sui bravi, meno bravi e pessimi docenti è stato detto tanto. Ce n'è ancora da dire e sicuramente verrà detto. Però oggi, per variare, e anche per non prendersela sempre con i soliti (poverini, che poi magari si risentono... sì, come no!) vorrei parlare di un'altra figura che ammorba le scuole del regno: l'educatore.
Trattasi di personaggi a metà strada tra gli insegnanti e le babysitter che sono riusciti ad intrufolarsi nelle scuole grazie al proliferare di queste Cooperative ammanicate coi Comuni.
Io ho avuto la (s)fortuna di incontrarne qualcuno: una laurea breve (forse), una preparazione a dir poco variegata (alcuni sono psicologi (?), altri no) e si guadagnano il loro posticino per assistere i casi più gravi, quelli che hanno bisogno del rapporto uno a uno, che devono fare un percorso differenziato in tutto e per tutto e che quindi lavorano spesso fuori dall'aula.
Noi abbiamo Rebus, che dovrebbe occuparsi di Pip. Arriva, quando arriva, due giorni la settimana.
Cosa faccia e a chi debba rendere conto del suo operato non è dato sapere... cioè, io non l'ho ancora capito. Non partecipa alle riunioni; non programma con gli insegnanti (leggi non coordina il suo lavoro con quello degli insegnanti); non viene agli incontri con lo psicologo, il logopedista, il neuropsichiatra o chiunque segua Pip e non ritiene necessario seguirne i consigli; l'orario di lavoro te lo comunica lui a seconda delle sue esigenze e non, badate bene, delle esigenze di Pip.
Se poi non viene a lavorare, semplicemente non si presenta. A volte te lo fa sapere, come oggi, che causa neve non sapeva come fare a raggiungere la scuola... ah, noi eravamo tutti presenti. La volta scorsa? Ah, sì, è andato a donare il sangue, quella prima? Mah, pare avesse mal di pancia.
Rebus deve fare 12 ore la settimana con Pip, ma ne fa regolarmente meno, perché il giorno che dovrebbe finire alle quattro, deve andare via alle tre e il giorno che deve andare via all'una, deve andare via alle12.30... beh! ha da fare, lui.
Se poi, come è successo, osi chiedere conto, lui risponde piccato che non deve rendere conto a noi, e che comunque le 12 ore comprendono anche la programmazione. Che parola altisonante "programmazione". E pensare che si direbbe che la sua parola d'ordine è "improvvisazione".