giovedì 2 febbraio 2012

Rebus, l'educatore

Sui bravi, meno bravi e pessimi docenti è stato detto tanto. Ce n'è ancora da dire e sicuramente verrà detto. Però oggi, per variare, e anche per non prendersela sempre con i soliti (poverini, che poi magari si risentono... sì, come no!) vorrei parlare di un'altra figura che ammorba le scuole del regno: l'educatore.
Trattasi di personaggi a metà strada tra gli insegnanti e le babysitter che sono riusciti ad intrufolarsi nelle scuole grazie al proliferare di queste Cooperative ammanicate coi Comuni.
Io ho avuto la (s)fortuna di incontrarne qualcuno: una laurea breve (forse), una preparazione a dir poco variegata (alcuni sono psicologi (?), altri no) e si guadagnano il loro posticino per assistere i casi più gravi, quelli che hanno bisogno del rapporto uno a uno, che devono fare un percorso differenziato in tutto e per tutto e che quindi lavorano spesso fuori dall'aula.
Noi abbiamo Rebus, che dovrebbe occuparsi di Pip. Arriva, quando arriva, due giorni la settimana.
Cosa faccia e a chi debba rendere conto del suo operato non è dato sapere... cioè, io non l'ho ancora capito. Non partecipa alle riunioni; non programma con gli insegnanti (leggi non coordina il suo lavoro con quello degli insegnanti); non viene agli incontri con lo psicologo, il logopedista, il neuropsichiatra o chiunque segua Pip e non ritiene necessario seguirne i consigli; l'orario di lavoro te lo comunica lui a seconda delle sue esigenze e non, badate bene, delle esigenze di Pip.
Se poi non viene a lavorare, semplicemente non si presenta. A volte te lo fa sapere, come oggi, che causa neve non sapeva come fare a raggiungere la scuola... ah, noi eravamo tutti presenti. La volta scorsa? Ah, sì, è andato a donare il sangue, quella prima? Mah, pare avesse mal di pancia.
Rebus deve fare 12 ore la settimana con Pip, ma ne fa regolarmente meno, perché il giorno che dovrebbe finire alle quattro, deve andare via alle tre e il giorno che deve andare via all'una, deve andare via alle12.30... beh! ha da fare, lui.
Se poi, come è successo, osi chiedere conto, lui risponde piccato che non deve rendere conto a noi, e che comunque le 12 ore comprendono anche la programmazione. Che parola altisonante "programmazione". E pensare che si direbbe che la sua parola d'ordine è "improvvisazione".

3 commenti:

  1. Per ora non ho mai collaborato con un educatore a scuola, ma ne ho avuti da colleghi sia racconti pessimi, sia entusiasti. Immagino che, come per noi insegnanti, dipenda anche molto dal talento e dal senso del dovere individuale...
    Nel vostro caso povero alunno, mi pare!

    RispondiElimina
  2. Noi abbiamo gli "assistenti alla persona", e ce ne capitano di ogni colore. Quest'anno (e gli anni scorsi) con Bacon sono stata fortunata: c'è una ragazza che lo segue dalle elementari, e quando ha visto che le cose che facava in classe con me sembravano funzionare, mi ha chiesto se poteva collaborare, e lo fa. Sul resto, hai ragione. Ma devo anche dire che, per contratto, l'Ass.adPersonam non potrebbe nemmeno fare attività didattica! Figuriamoci partecipare ai consigli o altro. Quando abbiamo fatto l'incontro con la neuropsichiatra ha chiesto (timidamente) di partecipare, ma il nostro Mister Egss (inutile insegnante di sostegno) ha spiegato che lei non c'entrava, con l'attività didattica e quindi non poteva venire...
    Ecco.

    RispondiElimina
  3. @la prof: sul fatto che non possano partecipare al cdc è vero a livello di normativa, ma chi ha voglia di fare può comunque accordarsi coi singoli prof per andare più o meno nella stessa direzione, come fa la tua Ass.adPersonam con Bacon e come fanno anche altrE Ass.adPersonam che ho conosciuto gli anni scorsi. Sarà un caso ma le donne sembrano funzionare meglio in questo lavoro, che in fondo richiede solo un po' di buon senso e collaborazione!

    RispondiElimina