Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.
La trama di questo romanzo è talmente conosciuta che non la ripeterò, ma la potete trovare qui, dirò solamente che il primo volume della trilogia, La Compagnia dell'Anello, va dal centoundicesimo compleanno di Bilbo e trentatreesimo di Frodo nello stesso giorno, al momento in cui si scioglie la compagnia partita da Granburrone (con Gandalf lo stregone, Frodo, Pipino, Merry e Sam gli hobbit, Gimli il nano, Boromir e Aragorn gli uomini, Legolas l'elfo) e Frodo e Sam partono insieme per l'ultima tappa della missione: la Terra d'Ombra o Mordor.
Il Signore degli Anelli fu pubblicato per la prima volta nel 1954, destinato ad un pubblico che per la prima volta (se escludiamo Lo Hobbit) sentiva parlare di elfi, nani, stregoni e altre creature.
Questo è un punto fondamentale da tenere a mente, infatti leggere
Il Signore degli Anelli oggi è un'esperienza totalmente differente da quella del lettore del 1954, come sostiene the Tolkien Professor. Tolkien, infatti, si è inventato di sana pianta un passato - i personaggi e gli avvenimenti sono la creazione del passato dell'Europa, con tanto di guerre, miti, leggende e lingue.
Una possibile fonte d'ispirazione potrebbero essere le storie di fate irlandesi, c'è una parte con i tumuli funerari, che per secoli gli irlandesi hanno chiamato le colline delle fate e si tratta di personaggi che ovviamente oggi non esistono più, e da qui il tono di consapevolezza di appartenere ad un mondo che è destinato a finire che pervade tutta la trilogia (in particolare gli elfi).
Il Signore degli Anelli oggi è un'esperienza totalmente differente da quella del lettore del 1954, come sostiene the Tolkien Professor. Tolkien, infatti, si è inventato di sana pianta un passato - i personaggi e gli avvenimenti sono la creazione del passato dell'Europa, con tanto di guerre, miti, leggende e lingue.
Una possibile fonte d'ispirazione potrebbero essere le storie di fate irlandesi, c'è una parte con i tumuli funerari, che per secoli gli irlandesi hanno chiamato le colline delle fate e si tratta di personaggi che ovviamente oggi non esistono più, e da qui il tono di consapevolezza di appartenere ad un mondo che è destinato a finire che pervade tutta la trilogia (in particolare gli elfi).
Alla luce di questo fatto, è comprensibile perché il prologo sia dedicato interamente agli hobbit, le loro origini, la storia e tutto ciò che li riguarda, compresi abitudini e carattere.
In realtà, la descrizione degli hobbit come questa gente tranquilla,
buona e assolutamente aliena a stranezze e a colpi di testa viene
meno quasi subito. Sappiamo che Bilbo è partito per un'avventura,
Frodo stesso parte per Granburrone, ma anche i suoi amici Sam, Pipino e Merry sono pronti a partire con lui. Frodo si aspetta che cerchino di fermarlo ma in realtà vogliono andare anche loro. Frodo non si aspetta che altri hobbit siano spavaldi come lui e Bilbo, ma sottovaluta la forza dell'amicizia.
Appena partiti incontrano gli elfi. Sam ha sempre voluto conoscerli e finalmente li incontra. Sam dirà di loro:
Non so come dire, ma è come se fossero al di sopra di ciò che piace o non piace. Quel che penso di loro non conta. Sono molto diversi da come me li immaginavo: così giovani e vecchi, e così felici e tristi allo stesso tempo.
Gli elfi sono strane creature, sono decisamente buoni, nel senso che sono nemici di Sauron, ma sono un po' distaccati, non si
immischiano nelle faccende degli uomini o degli altri abitanti della Terra di Mezzo. Decidono di offrire la loro protezione agli hobbit solo quando questi ultimi rivelano di essere seguiti dai Nazgul.
Ci sono parecchie creature nella Terra di Mezzo che non sembrano partecipare al dramma che stanno vivendo i nostri personaggi, come dovrebbe essere, dato che se Sauron vincesse ne risentirebbero tutti. Tom Bombadil e Baccador ne sono un esempio. Tom è un'esuberante creatura, che si esprime solo in versi cantati e sembra interessato solo a se stesso e a Baccador. Vive nella vecchia foresta, dove c'è il Sinuosalice che quasi si mangia gli hobbit, ma lui, nonostante li salvi, non ci pensa neanche a distruggere questa pianta decisamente cattiva.
Sulla via per Granburrone, con Aragorn (o Granpasso) incontrato alla locanda del Puledro Impennato, dopo che Frodo è stato ferito da un Nazgul, avviene l'incontro con Glorfindel, un elfo di Granburrone. Questo è un altro intervento inaspettato, la luce che si oppone all'oscurità. E' la prima volta che vediamo che gli elfi sono creature molto potenti, e non solo esseri che cantano e ballano come Gildor e gli elfi che abbiamo visto finora.
Glorfindel ha poteri guaritori, quando tocca la ferita di Frodo egli si sente subito meglio. Purtroppo nella versione cinematografica Glorfindel è sostituito da Arwen, che non è così potente, infatti lei scappa dai cavalieri, non li terrorizza e li caccia come lui.
Granburrone ne Lo Hobbit è l'Ultima Casa Accogliente, una tappa del viaggio, mentre qui è un luogo di transizione. E' il luogo dove tutte le prospettive cambiano, capiamo tante cose. Doveva essere la meta del viaggio di Frodo e invece diventa il punto di partenza.
Il Caradhras (la montagna) è un altro luogo che sembra dotato di vita e volontà proprie. Nel film è Saruman che manda la tempesta, viene tutto fatto rientrare nella lotta Gandalf-Saruman. Nel libro Caradhras è una montagna "viva", è una montagna di Moria, come dice Gimli; e Aragorn sostiene che ci sono molte cose alle quali non piacciono le persone. Ci sono tante creature a cui non piacciono gli elfi o gli umani, che vivono un'esistenza indipendente e si disinteressano del destino degli esseri a due zampe.
Dopo essere sopravvissuti alle miniere di Moria (perdendo però Gandalf), la compagnia va a Lothlòrien, dimora di altri elfi e di Galadriel la loro signora. Qui Frodo capisce, o riconosce quello che ha sempre saputo, che deve andare per forza a Mordor, e da solo. Tuttavia non riuscirà a lasciarsi indietro il fedele Sam.
Con questa recensione partecipo al venerdì del libro di homemademamma. Alla prossima settimana con Le Due Torri
resta nella lista d'attesa da anni, ma qualcosa mi ha sempre trattenuta....
RispondiEliminaCi sono alcune cose che non mi tornano . . . lo rileggerò, dopo la Befana, adesso ne ho troppi sul comodino e poco tempo a disposizione! ;)
RispondiEliminaCiao, Fior
Ma che bello! La trilogia de Il Signore degli Anelli è uno dei miei miti letterari :-)
RispondiEliminaE ti dirò che questo pirmo volume, La compagnia dell'Anello, è forse quello che mi è più caro, perchè mi ha introdotta (oramai tanti anni fa) nel mondo meraviglioso di Tolkien.
Bellissimo post, brava!
Una recensione per avvicinarci alla seconda puntata dello Hobbit film?! :-)
RispondiElimina@tutti: grazie per i vostri commenti 😜
RispondiElimina@'povna: è una delle "coincidenze" tolkeniane!
mi sono ripromessa più volte di leggerli, anche se qualche altro libro dello stesso autore mi aveva frenata, ma non ricordo il nome anche perchè parliamo di una quindicina di anni fa...
RispondiElimina@proferina: magari era il Silmarillion...ho intenzione di parlare anche di quello, ma a piccole dosi
RispondiEliminaE così ha iniziato la Grande Impresa. Congratulazioni ^__^
RispondiElimina(giurerei di aver mandato lo stesso identico post qualche giorno fa. Spero che stavolta me lo prenda).
Dimenticavo: leggere il Signore degli Anelli sotto Natale (o comunque in autunno-inverno) è il massimo del massimo, provare per credere!
@murasaki: the hour is here at last!
RispondiElimina;-)