Questa domenica, per non sbagliare, ha cominciato a piovere già durante la notte... ho sentito un tuono che sembrava una bomba e poi giù acqua a secchi!
Come affronti una giornata così senza il conforto di una buona colazione? Impossibile.
Allora oggi facciamo i pancakes, belli spessi come piacciono a me.
Mettiamo circa 200 grammi di farina, un pizzico di sale e un cucchiaino di lievito in una ciotola, poi facciamo la fontana e in mezzo ci mettiamo il latte, più o meno 300 ml, un uovo e 45 gr di burro sciolto.
Scaldiamo la padella, una antiaderente, mettiamo un po' di burro e lo facciamo sciogliere. Poi versiamo un mestolo pieno raso di pastella.
Lasciamo cuocere per qualche minuto, fino a che i bordi cominciano a imbrunire, poi giriamo (se siamo capaci con un bel flip) e facciamo cuocere dall'altra parte.
Questo è il primo
La leggenda vuole che il primo pancake sia "one for the dog", cioè per il cane, perché il primo non viene mai bene. La ragione è che la pentola non è ancora "esperta". Beh, noi lo mangiamo lo stesso, però vi assicuro che c'è del vero in questo detto.
Questo è il secondo, che era veramente perfetto
Tradizionalmente (in Inghilterra) consumati con zucchero e limone. Noi abbiamo preferito lo sciroppo d'acero. Ma anche marmellata o nutella andrebbero benissimo!!
Comunque, se anche domenica prossima non piovesse, noi non è che ci offenderemmo...
domenica 29 settembre 2013
venerdì 27 settembre 2013
Il Ciclo di Bartimeus
Tra le letture estive scelgo oggi una trilogia scritta da Jonathan Stroud. Veramente c'è anche un quarto volume, ma non l'ho letto e poi cambia l'epoca e alcuni protagonisti, quindi lo metterei da parte per ora.
Questi sono i tre volumi
L'Amuleto di Samarcanda
L'Occhio del Golem
La Porta di Tolomeo
Prima di leggerli, mi erano stati raccomandati da mio marito che li definiva "bellissimi, meglio di Harry Potter". Affermazione forte, ma mi ha incuriosito.
Dopo averli letti, posso dire con cognizione di causa che non sono meglio di Harry Potter, e spiego perché:
l'ambientazione è simile, siamo a Londra ai giorni nostri, i protagonisti sono sempre dei maghi, ma mentre i maghi della Rowling sono personaggi in generale positivi, e i cattivi ci sono anche lì, ma sono "dei maghi che sbagliano", in Stroud i maghi sono personaggi negativi di per sé. Descritti come personaggi assetati di potere ma privi di talenti, perché senza l'aiuto degli spiriti che loro schiavizzano non sarebbero di grado di fare niente, in più persecutori nei confronti dei non maghi (chiamati comuni).
E' vero che ci si può identificare con i comuni della Resistenza, che cercano di opporsi allo strapotere e all'oppressione dei maghi, ma in questo modo manca tutta la parte che con Harry Potter faceva volare la fantasia del lettore (chi non ha mai provato a fare l'incantesimo "accio-qualcosa" quando non trova l'oggetto o non ha voglia di alzarsi?).
Stroud inserisce personaggi reali nei suoi romanzi, e i più importanti, autorevoli e potenti personaggi storici del passato sono/erano maghi. I maghi controllano il Governo, sono i Ministri e i Premier, e a spese dei poveri comuni accumulano potere e ricchezza, trattandoli come legna da ardere. Non è mai successo che un comune sia riuscito a vincere una causa contro un mago, nonostante abbia ragione da vendere e ci siano prove inconfutabili.
Si potrebbe vedere una metafora del mondo moderno in tutto ciò, le ingiustizie, il popolo bue...ma personalmente quando leggo ho bisogno di sognare, altrimenti leggerei solo cronache e guarderei la Gabanelli tutti i giorni.
Una critica che ho sentito spesso fare alla Rowling, che però io non condivido, è che dopo la prima puntata, la storia si ripete troppo uguale, perché tutti gli anni Harry va a scuola. Beh, a parte il fatto che è la realtà, non è forse così per tutti fino a che non finisci il ciclo di studi? E poi Hogwarts è una scuola molto sui generis, direi.
Stroud invece costruisce i suoi tre capitoli ogni volta su un oggetto magico diverso: un amuleto, un golem e una porta verso un'altra dimensione.
Il punto di vista è quello di uno spirito, non del mago o della comune protagonisti della storia, e sebbene voglia essere un personaggio acuto e brillante, la narrazione è troppo spesso spezzata dalle note, che sono parte integrante del testo perché sono degli aside a beneficio di noi lettori che non ci intendiamo di cose e creature magiche.
Nel mondo della Rowling entriamo invece in modo molto più naturale, senza bisogno di spiegazioni aggiuntive perché basta seguire le vicende e i dialoghi.
Tutto sommato potrebbe essere uno sconsiglio per le amiche del venerdì del libro, ma in realtà non lo è. Queste sono solo le mie impressioni, ma ad altri è piaciuto molto. Se qualcuno l'ha letto attendo le sue opinioni.
Questi sono i tre volumi
L'Amuleto di Samarcanda
L'Occhio del Golem
La Porta di Tolomeo
Prima di leggerli, mi erano stati raccomandati da mio marito che li definiva "bellissimi, meglio di Harry Potter". Affermazione forte, ma mi ha incuriosito.
Dopo averli letti, posso dire con cognizione di causa che non sono meglio di Harry Potter, e spiego perché:
l'ambientazione è simile, siamo a Londra ai giorni nostri, i protagonisti sono sempre dei maghi, ma mentre i maghi della Rowling sono personaggi in generale positivi, e i cattivi ci sono anche lì, ma sono "dei maghi che sbagliano", in Stroud i maghi sono personaggi negativi di per sé. Descritti come personaggi assetati di potere ma privi di talenti, perché senza l'aiuto degli spiriti che loro schiavizzano non sarebbero di grado di fare niente, in più persecutori nei confronti dei non maghi (chiamati comuni).
E' vero che ci si può identificare con i comuni della Resistenza, che cercano di opporsi allo strapotere e all'oppressione dei maghi, ma in questo modo manca tutta la parte che con Harry Potter faceva volare la fantasia del lettore (chi non ha mai provato a fare l'incantesimo "accio-qualcosa" quando non trova l'oggetto o non ha voglia di alzarsi?).
Stroud inserisce personaggi reali nei suoi romanzi, e i più importanti, autorevoli e potenti personaggi storici del passato sono/erano maghi. I maghi controllano il Governo, sono i Ministri e i Premier, e a spese dei poveri comuni accumulano potere e ricchezza, trattandoli come legna da ardere. Non è mai successo che un comune sia riuscito a vincere una causa contro un mago, nonostante abbia ragione da vendere e ci siano prove inconfutabili.
Si potrebbe vedere una metafora del mondo moderno in tutto ciò, le ingiustizie, il popolo bue...ma personalmente quando leggo ho bisogno di sognare, altrimenti leggerei solo cronache e guarderei la Gabanelli tutti i giorni.
Una critica che ho sentito spesso fare alla Rowling, che però io non condivido, è che dopo la prima puntata, la storia si ripete troppo uguale, perché tutti gli anni Harry va a scuola. Beh, a parte il fatto che è la realtà, non è forse così per tutti fino a che non finisci il ciclo di studi? E poi Hogwarts è una scuola molto sui generis, direi.
Stroud invece costruisce i suoi tre capitoli ogni volta su un oggetto magico diverso: un amuleto, un golem e una porta verso un'altra dimensione.
Il punto di vista è quello di uno spirito, non del mago o della comune protagonisti della storia, e sebbene voglia essere un personaggio acuto e brillante, la narrazione è troppo spesso spezzata dalle note, che sono parte integrante del testo perché sono degli aside a beneficio di noi lettori che non ci intendiamo di cose e creature magiche.
Nel mondo della Rowling entriamo invece in modo molto più naturale, senza bisogno di spiegazioni aggiuntive perché basta seguire le vicende e i dialoghi.
Tutto sommato potrebbe essere uno sconsiglio per le amiche del venerdì del libro, ma in realtà non lo è. Queste sono solo le mie impressioni, ma ad altri è piaciuto molto. Se qualcuno l'ha letto attendo le sue opinioni.
martedì 24 settembre 2013
The Versatile Blogger Award

qualche giorno fa Noemi, mi avvisava di avermi dato questo premio, allora io, felice e sempre ligia, mi appresto a fare ciò che è dovuto.
Ringrazio moltissimo noemi e la sua casa per avermi scelto,
Il logo l'ho copincollato e spero che vada tutto bene (l'ultima volta che ho tentato di copincollare mi appariva solo un punto di domanda blu nel blog, mah!)
Passo a nominare altri (15) blog, il numero è tra parentesi perché non so se li trovo così tanti...
http://ildiariodimurasaki.blogspot.it/ per le acute riflessioni sulla scuola e il tratteggio delle tipologie dei personaggi che vi gravitano attorno
http://ilcomizietto.wordpress.com/ perché è stato il primo ad accorgersi dell'esistenza del mio piccolo blog e per la Comizietta che mi ricorda tanto il mio Calvin al femminile
http://citarsi.wordpress.com/ perché è mio amico (e tanto basta), ma è anche ironico, profondo e le sue figure storiche sono impareggiabili (Xantro, passa alla cassa prima dell'uscita!)
http://profperboni.blogspot.it/ il blog al vetriolo per ricordarci che al ministero (della pubblica istruzione o come diavolo si chiama adesso) non bisogna farne passare una
http://dieciminuti.wordpress.com/ per le figu e i commenti sul mondo della scuola
http://labiondaprof.wordpress.com/ per la biondezza e per i commenti sul mondo della scuola (questa l'ho già sentita)
http://benzinaenocciole.blogspot.it/ per la meravigliosa storia d'amore tra i protagonisti, per i racconti del Benza e...per i commenti sul mondo della scuola eh, beh!
http://www.homemademamma.com/ per la splendida iniziativa del venerdì del libro che tiene in vita il mio blog anche nei momenti più difficili
http://blog.mfisk.org/ per il post sull'omeopatia e tanti altri, un blog contro la stupidità (e col cavolo che vado a dirgli che l'ho nominato, come minimo mi manda a
http://ellegio.wordpress.com/ e qui si ritorna alla scuola, ma anche alla famiglia e alla vita da prof
http://caralilli.blogspot.it/ perché ama i gialli come me, recensisce e addirittura scrive
http://lekemate.blogspot.it/ le mamme ecosostenibili ;-)
Ecco, a questo punto mi chiedo se si possono nominare i già nominati, cosicché ad un certo punto si deve fare una classifica ulteriore per vedere quante volte uno è stato nominato, e allora uno è più versatile ancora....comunque (tanto non sono 15), nomino ancora
http://nemoinslumberland.wordpress.com/ perché quando leggi i suoi post certe volte dici "ma allora sono scema", poi se li rileggi bene capisci, ma ci vuole un attimo
Sette cose su di me:
1) mi piace il cioccolato fondente e sono convinta che non ingrassi (quindi ci deve essere qualcos'altro e appena scopro cos'è...)
2) adoro le danze popolari e sono una discreta ballerina
3) sono una patita del mondo anglosassone, dopo varie frequentazioni mi sono convinta che gli inglesi sono il male (nel senso che sono gli str... del gruppo), ma scozzesi, irlandesi, gallesi, australiani e persino americani sono dei bravi ragazzi
4) odio fare shopping
5) mi piace la tecnologia
6) ho scoperto i trucchi a 40 anni (prima ero una "ragazza" acqua e sapone) e mi sono sempre piaciuti gli smalti e adesso le nail art, che mi faccio da sola
7) mi piace insegnare (e non è scontato, vi assicuro)
Ed ora devo solo passare ad avvisare tutti, sarà fatto!!!
venerdì 20 settembre 2013
Lo hobbit
Era tempo di rileggere questo grande classico, i segni sono stati ben due: è uscito il primo episodio della serie cinematografica (per la verità è in uscita il secondo) e ho scoperto delle lezioni su i-tunes del professor Corey Olsen.
Ho cominciato quindi a leggere il romanzo e di pari passo ascoltare le lezioni del professore, e cercherò di riassumere il tutto - brevemente. Ovviamente a chi conosce bene l'inglese ed è interessato consiglio di ascoltarsele, anche perché sono parecchie (mi pare trattino di due capitoli alla volta) e durano più di un'ora ciascuna, quindi la mia sintesi sarà mooolto parziale.
Lo hobbit è stato scritto 20 anni prima de Il Signore degli Anelli, ma la versione che conosciamo noi è un'edizione rivisitata del 1951. In questa edizione sono state fatte delle modifiche, essenzialmente per collegarlo alla vicenda del Signore degli Anelli.
L'edizione che ho letto io è quella dell'Adelphi del 1990
Dando per scontato che tutti conoscano la storia e che non ci siano problemi di spoileraggio, passo ai dettagli:
La vita di Bilbo Baggins, un membro della comunità hobbit, il popolo più pacifico e tranquillo delle Terre di Mezzo, sta per essere sconvolta dall'irruzione in casa sua di un gruppo di nani, che si presentano non invitati, svuotano la dispensa (le dispense degli hobbit sono molto fornite) e lo invitano ad andare con loro alla montagna solitaria per uccidere il drago Smog, diventato Smaug nel Signore degli Anelli e nel film, e liberare il tesoro che appartiene ai nani. Bilbo avrebbe il suo compito ben preciso: lo scassinatore.
Bilbo non è affatto contento. Scherziamo? Lasciare la sua comoda caverna hobbit (una delle più belle della Contea) per affrontare uno scomodo viaggio, magari saltando qualche pasto, e affrontare infine un drago?!?
In quanto alla sua abilità di scassinatore, sembra che solo Gandalf ne sia al corrente.
Tuttavia, il nostro Bilbo è combattuto. Perché Bilbo è sì uno hobbit, ma è uno hobbit un po' atipico. Infatti, la mamma di Bilbo era la famosa Belladonna Tuc, e si dice e si mormora che
Una possibilità, secondo il professore, sta in questa meravigliosa parola: triscadacafobia, paura del numero 13. I nani sono appunto tredici (Dwalin, Balin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur, Bombur, Thorin, in ordine di apparizione).
E poi c'è Gandalf lo stregone che lo raccomanda e continua a sostenere che è di lui che hanno bisogno i nani, anche se non sa spiegare il perché.
E quante volte Bilbo stesso ripensa alla sua comoda casetta durante tutta la durata del viaggio.
Tuttavia assistiamo ad una trasformazione di Bilbo: all'inizio dell'avventura la cosa peggiore che può capitare è fare tardi a cena, poi ci sarà l'incontro con i vagabondi (Troll), gli orchi e Gollum.
La prima tappa di questa improbabile compagnia è Forraspaccata (Granburrone), dove vive il mezz'elfo Elrond e c'è l'Ultima Casa Accogliente. I nani hanno bisogno di Elrond per leggere la mappa e capire come fare ad entrare nella montagna una volta arrivati.
Elrond scopre che la mappa contiene rune lunari, che possono essere lette solo quando la luna brilla dietro di esse, e solo se la luna è nella stessa fase e nella stessa stagione di quando le lettere furono scritte. Tutte condizioni che, casualmente, si verificano proprio quella notte. Quindi, con le istruzioni fornite da Elrond e la chiave fornita da Gandalf assieme alla mappa, la compagnia si lascia alle spalle l'Ultima casa Accogliente per raggiungere la montagna solitaria.
E' qui ne lo hobbit che scopriamo come Bilbo è venuto in possesso dell'anello, l'elemento che collega questo romanzo con Il Signore degli Anelli. Anche qui, niente di eroico, ma entra in gioco il caso, che poi caso non è mai, o la fortuna del nostro piccolo personaggio. Dopo essere stati attaccati dagli orchi, ed essere finiti in una grotta, Bilbo prende una botta in testa nella lotta e si risveglia da solo al buio. Bilbo, strisciando e mettendo le mani avanti per sapere dove andare, trova l'anello per terra e senza pensarci se lo infila in tasca, senza sapere che cos'è e che poteri ha.
Importante il fatto che ne lo hobbit l'anello ha il potere di rendere invisibili e nient'altro, non si parla affatto di Sauron, il male e tutto ciò che sarà oggetto nel sequel.
Una delle modifiche di questa edizione è il personaggio di Gollum: qui diventa più cattivo, vuole uccidere Bilbo, è un personaggio più tragico e pietoso, infatti Bilbo che è nella posizione di ucciderlo, non lo fa per pietà.
Per quanto riguarda le differenze tra il libro e la versione cinematografica invece, Gollum nel libro parla da solo, ma è sempre lo stesso, è solo la visione ottimista (Bilbo non riuscirà a scappare dai Goblin) e pessimista (Bilbo è un imbroglione, sa cosa fa l'anello e fa finta di essersi perso). Nel film Gollum litiga con se stesso, lato buono e lato cattivo.
Il duello di indovinelli di Gollum e Bilbo rispecchia il loro mondo. Gollum fa indovinelli che riguardano l'oscurità, il male, la morte, mentre quelli di Bilbo rappresentano la luce, il bene e la vita. Gollum riesce a rispondere agli indovinelli di Bilbo perché ha ancora delle vaghe reminiscenze del mondo alla luce del sole, e Bilbo riesce a rispondere a quelli di Gollum perché ha "assaggiato" un po' di questo mondo oscuro. La posta in gioco è la salvezza di Bilbo o la sua fine: se vince Gollum se lo mangia, e se vince Bilbo, Gollum deve indicargli l'uscita.
Bilbo vince, non senza imbrogliare un pochino, riesce a scappare e a tenersi l'anello.
Prosegue il viaggio avventuroso dei nostri personaggi, attraverso il Bosco Atro e un'altra serie di incontri fortunati (Beorn, elfi, aquile) e meno fortunati (ragni giganti, mannari) fino alla montagna solitaria e al drago, e a questo punto c'è un impasse
Cosa potranno mai fare 13 nani e uno hobbit contro un feroce drago?
E a cosa serve uno scassinatore per portare via un tesoro immenso e difficilmente trasportabile? Cosa pensavano questi nani? Che Bilbo tirasse fuori dalla montagna il tesoro pezzo per pezzo? Ma ci sarebbero voluti secoli!
E naturalmente anche qui entra in gioco il caso: l'armatura di Smog ha un buco sulla sinistra del petto, e proprio in quel buco verrà scagliata una freccia da Bard, un abitante di Pontelagolungo, la città più vicina alla montagna.
Orbene, in tutto l'immenso tesoro custodito dal drago, c'è un pezzo che da solo vale tanto quanto tutto il tesoro messo assieme: l'archepietra (archengemma). E Thorin, non appena riesce ad avvicinarsi al tesoro comincia a cercarla furiosamente e dà ordine ai suoi nani di cercarla e portargliela immediatamente. Secondo voi, l'archepietra dov'è? Ma ce l'ha Bilbo, of course, è la prima cosa che vede, sempre casualmente, e senza pensarci se la mette in tasca. Difficile non notare il parallelismo con il ritrovamento dell'anello. Per quanto riguarda l'archepietra, però, avrà un suo ruolo prima della fine del romanzo.
Quando i nani asserragliati nella montagna si rifiutano di cedere anche solo parte del tesoro che considerano loro di diritto (come anche gli uomini, gli elfi, etc), Bilbo riesce a sgattaiolare via, consegnare l'archepietra agli uomini per usarla come trattativa con Thorin, e salvare abilmente la situazione che stava diventando veramente pesante!
E giungiamo così al ritorno a casa di Bilbo, dove era stato dichiarato morto dai suoi odiati parenti, i Sackville-Baggins, che si stavano impossessando della sua bella casa, e oltre alle noie legali che si trascinarono per anni Bilbo scoprì di aver perso...la reputazione, era amico di elfi, nani e stregoni che ogni tanto passavano a trovarlo,
Ho cominciato quindi a leggere il romanzo e di pari passo ascoltare le lezioni del professore, e cercherò di riassumere il tutto - brevemente. Ovviamente a chi conosce bene l'inglese ed è interessato consiglio di ascoltarsele, anche perché sono parecchie (mi pare trattino di due capitoli alla volta) e durano più di un'ora ciascuna, quindi la mia sintesi sarà mooolto parziale.
Lo hobbit è stato scritto 20 anni prima de Il Signore degli Anelli, ma la versione che conosciamo noi è un'edizione rivisitata del 1951. In questa edizione sono state fatte delle modifiche, essenzialmente per collegarlo alla vicenda del Signore degli Anelli.
L'edizione che ho letto io è quella dell'Adelphi del 1990
Dando per scontato che tutti conoscano la storia e che non ci siano problemi di spoileraggio, passo ai dettagli:
La vita di Bilbo Baggins, un membro della comunità hobbit, il popolo più pacifico e tranquillo delle Terre di Mezzo, sta per essere sconvolta dall'irruzione in casa sua di un gruppo di nani, che si presentano non invitati, svuotano la dispensa (le dispense degli hobbit sono molto fornite) e lo invitano ad andare con loro alla montagna solitaria per uccidere il drago Smog, diventato Smaug nel Signore degli Anelli e nel film, e liberare il tesoro che appartiene ai nani. Bilbo avrebbe il suo compito ben preciso: lo scassinatore.
Bilbo non è affatto contento. Scherziamo? Lasciare la sua comoda caverna hobbit (una delle più belle della Contea) per affrontare uno scomodo viaggio, magari saltando qualche pasto, e affrontare infine un drago?!?
In quanto alla sua abilità di scassinatore, sembra che solo Gandalf ne sia al corrente.
Tuttavia, il nostro Bilbo è combattuto. Perché Bilbo è sì uno hobbit, ma è uno hobbit un po' atipico. Infatti, la mamma di Bilbo era la famosa Belladonna Tuc, e si dice e si mormora che
uno degli antenati dei Tuc doveva aver preso in moglie una fata. Naturalmente questo era assurdo, ma certo v'era ancora qualcosa di non tipicamente hobbit in loro, e di tanto in tanto qualche membro del clan Tuc partiva e aveva avventure.Per farla breve, Bilbo parte per l'avventura. All'inizio del viaggio ci si chiede spesso che diavolo di utilità possa avere questo hobbit in una spedizione del genere. Sembra il classico pesce fuor d'acqua: non è forte, non è coraggioso, i nani non lo rispettano e non lo considerano degno di fiducia.
Una possibilità, secondo il professore, sta in questa meravigliosa parola: triscadacafobia, paura del numero 13. I nani sono appunto tredici (Dwalin, Balin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur, Bombur, Thorin, in ordine di apparizione).
E poi c'è Gandalf lo stregone che lo raccomanda e continua a sostenere che è di lui che hanno bisogno i nani, anche se non sa spiegare il perché.
E quante volte Bilbo stesso ripensa alla sua comoda casetta durante tutta la durata del viaggio.
Tuttavia assistiamo ad una trasformazione di Bilbo: all'inizio dell'avventura la cosa peggiore che può capitare è fare tardi a cena, poi ci sarà l'incontro con i vagabondi (Troll), gli orchi e Gollum.
La prima tappa di questa improbabile compagnia è Forraspaccata (Granburrone), dove vive il mezz'elfo Elrond e c'è l'Ultima Casa Accogliente. I nani hanno bisogno di Elrond per leggere la mappa e capire come fare ad entrare nella montagna una volta arrivati.
Elrond scopre che la mappa contiene rune lunari, che possono essere lette solo quando la luna brilla dietro di esse, e solo se la luna è nella stessa fase e nella stessa stagione di quando le lettere furono scritte. Tutte condizioni che, casualmente, si verificano proprio quella notte. Quindi, con le istruzioni fornite da Elrond e la chiave fornita da Gandalf assieme alla mappa, la compagnia si lascia alle spalle l'Ultima casa Accogliente per raggiungere la montagna solitaria.
E' qui ne lo hobbit che scopriamo come Bilbo è venuto in possesso dell'anello, l'elemento che collega questo romanzo con Il Signore degli Anelli. Anche qui, niente di eroico, ma entra in gioco il caso, che poi caso non è mai, o la fortuna del nostro piccolo personaggio. Dopo essere stati attaccati dagli orchi, ed essere finiti in una grotta, Bilbo prende una botta in testa nella lotta e si risveglia da solo al buio. Bilbo, strisciando e mettendo le mani avanti per sapere dove andare, trova l'anello per terra e senza pensarci se lo infila in tasca, senza sapere che cos'è e che poteri ha.
Importante il fatto che ne lo hobbit l'anello ha il potere di rendere invisibili e nient'altro, non si parla affatto di Sauron, il male e tutto ciò che sarà oggetto nel sequel.
Una delle modifiche di questa edizione è il personaggio di Gollum: qui diventa più cattivo, vuole uccidere Bilbo, è un personaggio più tragico e pietoso, infatti Bilbo che è nella posizione di ucciderlo, non lo fa per pietà.
Per quanto riguarda le differenze tra il libro e la versione cinematografica invece, Gollum nel libro parla da solo, ma è sempre lo stesso, è solo la visione ottimista (Bilbo non riuscirà a scappare dai Goblin) e pessimista (Bilbo è un imbroglione, sa cosa fa l'anello e fa finta di essersi perso). Nel film Gollum litiga con se stesso, lato buono e lato cattivo.
Il duello di indovinelli di Gollum e Bilbo rispecchia il loro mondo. Gollum fa indovinelli che riguardano l'oscurità, il male, la morte, mentre quelli di Bilbo rappresentano la luce, il bene e la vita. Gollum riesce a rispondere agli indovinelli di Bilbo perché ha ancora delle vaghe reminiscenze del mondo alla luce del sole, e Bilbo riesce a rispondere a quelli di Gollum perché ha "assaggiato" un po' di questo mondo oscuro. La posta in gioco è la salvezza di Bilbo o la sua fine: se vince Gollum se lo mangia, e se vince Bilbo, Gollum deve indicargli l'uscita.
Bilbo vince, non senza imbrogliare un pochino, riesce a scappare e a tenersi l'anello.
Prosegue il viaggio avventuroso dei nostri personaggi, attraverso il Bosco Atro e un'altra serie di incontri fortunati (Beorn, elfi, aquile) e meno fortunati (ragni giganti, mannari) fino alla montagna solitaria e al drago, e a questo punto c'è un impasse
Discussero a lungo su ciò che bisognava fare, ma non riuscirono a trovare nessun sistema per sbarazzarsi di Smog, e proprio questo era sempre stato un punto debole dei loro piani, come Bilbo si sentiva propenso a far notare.Insomma, sfidando la sorte e correndo gravi pericoli per la loro incolumità i nostri 14 giungono finalmente alla montagna. E adesso?!?
Cosa potranno mai fare 13 nani e uno hobbit contro un feroce drago?
E a cosa serve uno scassinatore per portare via un tesoro immenso e difficilmente trasportabile? Cosa pensavano questi nani? Che Bilbo tirasse fuori dalla montagna il tesoro pezzo per pezzo? Ma ci sarebbero voluti secoli!
E naturalmente anche qui entra in gioco il caso: l'armatura di Smog ha un buco sulla sinistra del petto, e proprio in quel buco verrà scagliata una freccia da Bard, un abitante di Pontelagolungo, la città più vicina alla montagna.
Orbene, in tutto l'immenso tesoro custodito dal drago, c'è un pezzo che da solo vale tanto quanto tutto il tesoro messo assieme: l'archepietra (archengemma). E Thorin, non appena riesce ad avvicinarsi al tesoro comincia a cercarla furiosamente e dà ordine ai suoi nani di cercarla e portargliela immediatamente. Secondo voi, l'archepietra dov'è? Ma ce l'ha Bilbo, of course, è la prima cosa che vede, sempre casualmente, e senza pensarci se la mette in tasca. Difficile non notare il parallelismo con il ritrovamento dell'anello. Per quanto riguarda l'archepietra, però, avrà un suo ruolo prima della fine del romanzo.
Quando i nani asserragliati nella montagna si rifiutano di cedere anche solo parte del tesoro che considerano loro di diritto (come anche gli uomini, gli elfi, etc), Bilbo riesce a sgattaiolare via, consegnare l'archepietra agli uomini per usarla come trattativa con Thorin, e salvare abilmente la situazione che stava diventando veramente pesante!
E giungiamo così al ritorno a casa di Bilbo, dove era stato dichiarato morto dai suoi odiati parenti, i Sackville-Baggins, che si stavano impossessando della sua bella casa, e oltre alle noie legali che si trascinarono per anni Bilbo scoprì di aver perso...la reputazione, era amico di elfi, nani e stregoni che ogni tanto passavano a trovarlo,
in effetti veniva considerato da tutti gli hobbit del circondario come un essere "stravagante", coll'eccezione dei suoi nipoti e nipotine dalla parte TucNaturalmente si potrebbero scrivere ancora parecchie cose su questo fenomenale libro, che all'inizio fu scritto come un libro per bambini, ma la mia recensione è già troppo lunga. Spero solo di non aver voluto mettere troppe cose e di essere riuscita a non saltare troppo da palo in frasca, e soprattutto di avere fatto venire voglia alle amiche del venerdì del libro di rileggerlo!
domenica 15 settembre 2013
cuochi pazzi/2
Che giorno è oggi?
Domenica.
E che tempo fa?
Piove.
E la noia ri-regna sovrana.
E allora rieccoci in cucina. Oggi ci cimentiamo nel banana bread.
La ricetta è presa da un libro americano, quindi le misure sono state trasformate e dimensionate alla capacità degli stampi italiani (che da noi persino i muffins sono più piccoli).
Ci vogliono
225 gr di farina
lievito
sale
280 gr di zucchero di canna
2 banane
2 uova
125 gr di noci
150 ml di latte (in realtà sarebbe latticello, ma latte o yogurt vanno bene lo stesso)
100 gr di burro
(queste dovrebbero essere le quantità per 12 muffins)
Ci sono due metodi per impastare gli ingredienti, il creaming method e il batter method. Il creaming method è indicato per fare la forma di pane grande, mentre il batter method* si usa per fare i muffins.
Io voglio fare la pagnotta da tagliare a fette, quindi usando un mixer elettrico (perché l'idea è di riuscire ad incorporare più aria possibile per la sofficità) faccio una cremina con il burro e lo zucchero, poi aggiungo le uova una alla volta facendole amalgamare bene.
Poi aggiungo in tre volte la farina (mischiata con lievito e sale), il latte e le banane schiacciate, un terzo alla volta facendoli amalgamare bene prima di mettere ancora ingredienti. Infine le noci spezzate.
Metto in forno a 180° per 45 minuti, e poi abbasso a 160° per altri 15 minuti.
Aspetto 10 minuti prima di toglierlo dallo stampo e almeno un'ora prima di affettarlo.
Ovviamente, per rispettare la tradizione dei cuochi pazzi, l'impasto è troppo, quindi faccio anche 6 muffins
*l'altro metodo consiste semplicemente nel mettere tutti gli ingredienti secchi in una ciotola e tutti i bagnati in un'altra e poi unire
Domenica.
E che tempo fa?
Piove.
E la noia ri-regna sovrana.
E allora rieccoci in cucina. Oggi ci cimentiamo nel banana bread.
La ricetta è presa da un libro americano, quindi le misure sono state trasformate e dimensionate alla capacità degli stampi italiani (che da noi persino i muffins sono più piccoli).
Ci vogliono
225 gr di farina
lievito
sale
280 gr di zucchero di canna
2 banane
2 uova
125 gr di noci
150 ml di latte (in realtà sarebbe latticello, ma latte o yogurt vanno bene lo stesso)
100 gr di burro
(queste dovrebbero essere le quantità per 12 muffins)
Ci sono due metodi per impastare gli ingredienti, il creaming method e il batter method. Il creaming method è indicato per fare la forma di pane grande, mentre il batter method* si usa per fare i muffins.
Io voglio fare la pagnotta da tagliare a fette, quindi usando un mixer elettrico (perché l'idea è di riuscire ad incorporare più aria possibile per la sofficità) faccio una cremina con il burro e lo zucchero, poi aggiungo le uova una alla volta facendole amalgamare bene.
Poi aggiungo in tre volte la farina (mischiata con lievito e sale), il latte e le banane schiacciate, un terzo alla volta facendoli amalgamare bene prima di mettere ancora ingredienti. Infine le noci spezzate.
Metto in forno a 180° per 45 minuti, e poi abbasso a 160° per altri 15 minuti.
Aspetto 10 minuti prima di toglierlo dallo stampo e almeno un'ora prima di affettarlo.
Ovviamente, per rispettare la tradizione dei cuochi pazzi, l'impasto è troppo, quindi faccio anche 6 muffins
*l'altro metodo consiste semplicemente nel mettere tutti gli ingredienti secchi in una ciotola e tutti i bagnati in un'altra e poi unire
venerdì 13 settembre 2013
Echi Perduti
Harry è un bambino che "vede i fantasmi", nel suo mondo gli oggetti hanno memoria di fatti violenti, dove qualcuno ha avuto paura
Crescendo si costruisce un sistema di difesa, evita tutti i luoghi dove sa che è avvenuto qualche episodio di violenza e si crea dei percorsi sicuri. Percorre sempre la stessa strada per andare al campus a seguire le lezioni, le stesse strade con la macchina, e la sua casa è una catapecchia, ma è stata scelta perché non ha niente da raccontare.
Harry ha scoperto che l'alcool lo aiuta ad ottundere le sensazioni, quindi diventa anche alcoolista.
Un paio di incontri fortuiti daranno però il via ad un grosso cambiamento, e qui il romanzo si trasforma in giallo.
Harry decide di utilizzare la sua facoltà per cercare di risolvere un mistero, che lo porterà a scoprire una serie di casi irrisolti.
Un romanzo che mi ha preso sin dalle prime pagine, e che andando avanti è riuscito anche a migliorare grazie alla svolta in giallo.
Per me è stata una piacevole sorpresa perché non avevo mai letto niente di Lansdale e perché non ho letto nessuna recensione o sinossi prima di leggerlo.
Harry, Tad e Kayla (gli altri due protagonisti) sono personaggi che si fa fatica a "lasciare andare" una volta finito il romanzo, e per questo mi sento di consigliarne la lettura alle amiche del Venerdì del Libro.
le cose erano come le spugne: assorbivano la paura e la trattenevano.
E lui la tirava fuori.E' un'esperienza traumatica, perché Harry rivive le emozioni delle vittime. In più pensa di essere pazzo o di essere preso per pazzo.
Crescendo si costruisce un sistema di difesa, evita tutti i luoghi dove sa che è avvenuto qualche episodio di violenza e si crea dei percorsi sicuri. Percorre sempre la stessa strada per andare al campus a seguire le lezioni, le stesse strade con la macchina, e la sua casa è una catapecchia, ma è stata scelta perché non ha niente da raccontare.
Harry ha scoperto che l'alcool lo aiuta ad ottundere le sensazioni, quindi diventa anche alcoolista.
Un paio di incontri fortuiti daranno però il via ad un grosso cambiamento, e qui il romanzo si trasforma in giallo.
Harry decide di utilizzare la sua facoltà per cercare di risolvere un mistero, che lo porterà a scoprire una serie di casi irrisolti.
Un romanzo che mi ha preso sin dalle prime pagine, e che andando avanti è riuscito anche a migliorare grazie alla svolta in giallo.
Per me è stata una piacevole sorpresa perché non avevo mai letto niente di Lansdale e perché non ho letto nessuna recensione o sinossi prima di leggerlo.
Harry, Tad e Kayla (gli altri due protagonisti) sono personaggi che si fa fatica a "lasciare andare" una volta finito il romanzo, e per questo mi sento di consigliarne la lettura alle amiche del Venerdì del Libro.
mercoledì 11 settembre 2013
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