martedì 12 marzo 2013

il mio concorso

Non era ancora arrivato per me il momento di raccontare il mio concorso, non avevo voglia di scriverne adesso. Prima di tutto perché non è ancora finito, e poi, soprattutto perché non so com'è andato.

Ma dopo aver letto il post di Palmy, ho voluto dire la mia in proposito.

In particolare si parla di quelle persone che hanno passato il test preselettivo, ma poi hanno deciso di non presentarsi allo scritto.
Io ho un'idea su queste persone.

Intanto cominciamo da quelli che si sono iscritti alla preselezione e poi non ci sono andati. Perché? Perché hanno rinunciato ancora prima di partire? La mia teoria è che c'è un certo numero di persone che si iscrive "tanto per fare", e poi magari se ne dimentica, o trova di meglio da fare... posso portare l'esperienza di due maestre del mio istituto che si sono iscritte e poi non sono andate. 
Una ha detto che tanto è la seconda in graduatoria, quindi non vedeva la necessità di tanto sbattimento (cosa che credo sapesse anche prima di iscriversi), e l'altra, dopo aver visto i quiz ha rinunciato (pura e semplice autoselezione).
Poi c'è anche quella parte di popolo che è andato sapendo benissimo di non riuscire a passarlo.
Anche qui ho un esempio: un collega che aveva la prova nel mio stesso istituto e alla stessa ora, prima di entrare era lì che diceva che aveva provato solo due delle settanta simulazioni. In una aveva fatto una cosa come due punti, e nell'altra era passato perché gli aveva detto le risposte suo figlio (!). Poi le altre non le aveva neanche fatte perché "gli veniva il nervoso"... la domanda spontanea è: cosa ci sei venuto a fare?

Quindi tra i 320.000 più della metà era messo così, da come si sono messe le cose.

Seconda tappa, anzi, prima della seconda tappa vorrei volgere un pensiero a coloro i quali pur non essendo riusciti a passare una prova oggettiva e obiettivamente facile, si sono rivolti all'anief perché non hanno accettato il fatto di non avercela fatta. E allora bisogna dare la colpa a qualcuno, qualcun altro - perché loro non hanno alcuna colpa -. Quindi non era giusto passare con 35 punti, ripeto: non è colpa loro se non sono passati, è colpa di quei cattivoni che hanno deciso che ci volevano 35 punti...un vero scandalo!!!!!! A seguire le cavallette, il funerale della nonna e tutto il corredo di scuse improbabili che neanche Jake Blues alla principessa Leila.

Ed ora veniamo a quelli che, pur avendo passato la prova preselettiva non si sono presentati allo scritto. Palmy ha letto in questa rinuncia un misto di paura e tristezza. Vero, concordo sulla paura.
La paura di mettersi in gioco e passare due mesi d'inferno (come hai fatto tu, Palmy, e come ho fatto io) con la prospettiva magari di non farcela.
Il fatto è che ci sono troppe persone che semplicemente non possono sopportare il fallimento. Va di moda, adesso, vantarsi di passare gli esami senza fare fatica, altrimenti non sei figo, sei solo uno sfigato secchione (a me è stato dato della secchiona semplicemente per aver provato tutte le settanta simulazioni ed essermi impegnata seriamente, chiedendo alla prof di mate come si facevano i problemi con le leve piuttosto che come si risolvevano le incognite).
Allora è meglio rinunciare, meglio dire che tanto non ci interessa, non mettersi in gioco per poi ammettere di non esserci riusciti.

nota a margine: io non credo di aver fatto una grande prova scritta, sarei molto sorpresa se passassi con un buon voto, quindi non credo farò l'orale (dovendo arrivare tra i primi nove...). Le domande non erano oggettive, quindi non essendoci una risposta giusta o sbagliata è anche difficile dire: è andata bene/male. Posso dire che io ho fatto la mia parte. 


8 commenti:

  1. Io a suo tempo feci la domanda per il concorso a preside, era estate e avevo saputo del bando all'ultimo momento. La feci per darmi il tempo per pensare se davvero volevo farlo oppure no. Poi ci pensai :-) Trovare di meglio da fare non significa necessariamente essere dei falliti. Quanto al volere tutto senza fatica, è una malattia diffusa, da cui non so come si guarisce. Il fatto è che questo è un paese dove, in effetti, moltissimi devono la loro posizione a meriti che non hanno - l'hanno ottenuta, appunto, senza fatica: il buon esempio serve a poco, per questione di numeri.

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  2. Ellegio: no, infatti, trovare di meglio da fare è una storia (e non ha niente a che fare col fallimento), ma spesso è semplicemente uno stare fermi. Non è che quelli che non ci provano cambiano mestiere...
    Per i presidi poi è diverso, chi fa il concorso a preside un posto di lavoro c'è l'ha, mentre chi è precario ha tutte altre problematiche.

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  3. Ti do ragione pensando alle persone che conosco che l'han fatto, a cosa mi hanno raccontato soprattutto (racconti simili ai tuoi), a chi era così incazzato che si è rifiutato di farlo per principio, e altre vari ed eventuali che ho letto in giro. Ora sono molto curiosa di vedere come andrà a finire. E spero ne facciano tanti di questi concorsi e che nessuno che "tanto è il numero due in graduatoria" si senta esentato, perchè poi andrà ad insegnare a dei bimbi/ragazzi, che si meritano un briciolo di impegno extra e sicuramente molta motivazione.

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  4. Ci: la questione graduatorie è complessa assai. Non mi voglio addentrare. Dico solo che a chi è in graduatoria è stato praticamente promesso che avrebbe avuto un posto, quindi è difficile capire perché nel momento in cui ci sono posti disponibili non peschino dalle graduatorie invece di fare un concorso, spendendo soldi e adottando discutibili metodi di selezione. Per la mia classe di concorso non si capiva cosa studiare, io mi sono preparata sui contenuti e non è servito a niente.
    Non sono pro-concorso, solo che ho ritenuto importante provarci perché per me questo lavoro è importante e credo di farlo bene.
    Qui volevo parlare soprattutto di quelli che rinunciano per non affrontare una sconfitta. Io invece ci sono abituata, mi piace persino ;-)

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  5. Nella mia regione - che però è, per molti aspetti, un'isola felice - le prove di concorso sono andate bene come gestione e metodo, e nessuno dei candidati che io ho visto si è lamentato.
    Per quanto riguarda le prove del mio ambito, così come quelle di altri ambiti che ho seguito da vicino (segnatamente. Filosofia, Storia e Psicologia), erano prove intelligenti, ben congegnate e ben calibrate, cosa che è stata ammessa da tutti i concorrenti con onestà.
    Quanto al provare le cose, io credo che sia importante, specie se si vuole ottenere qualcosa come un posto di lavoro che si desidera, sempre. Altra cosa è scegliere di non fare una cosa che non piace o non convince.
    Sul concorso, lo sai, io sono a favore. Anche perché penso che il fatto che sia stato promesso, attraverso le pressioni di quegli stessi sindacati che tu giustamente critichi in questo post, al mondo della scuola graduatorie che non scadono (un'aberrazione amministrativa, prima che altro) non sia un buon motivo per non iniziare a rimettere timidamente a posto le storture.
    Ma è un discorso lungo, ovviamente, con tante sfaccettature. Ne parlerò in un convegno al quale sono stata invitata il mese prossimo, e vi farò sapere quali sono le posizioni nella discussione.

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  6. Povna: sì, lo so che sei contraria alle graduatorie. Io sono d'accordo con te in parte. Nelle graduatorie c'è gente che ha fatto concorsi ordinari, riservati e ssis. Non si può dire a tutti che adesso la loro abilitazione scade. Per me l'errore è continuare ad abilitare persone in quelle classi dove non ce n'è necessità, creando il precario-permanente, un ossimoro!!!
    E adesso partono anche i TFA, speciali e ordinari. E io mi chiedo che diamine faranno questi nuovi abilitati.
    Comunque sono curiosa di sapere cosa verrà detto al convegno, quindi ho l'impressione che se ne parlerà ancora ;-)

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    1. Però a tutto il resto dei lavoratori pubblici, in tutta Italia e in tutto il mondo, indistintamente, viene detto che le graduatorie scadono, nonostante l'idoneità. Può fare titolo (a volte) in concorsi successivi, ma scade. Se le graduatorie di idoneità che fanno titolo non scadessero a Hogwarts non faremmo più i concorsi, alla posta non faremmo più i concorsi, in Comune non faremmo più i concorsi, nelle Biblioteche non faremmo più i concorsi, per i dottorati non faremmo più i concorsi, per le borse di studio non faremmo più i concorsi, a Durmstrang non faremmo più i concorsi, nella stessa vituperata università non faremmo più concorsi. Sono tutti luoghi in cui le idoneità valgono come titolo, ma scadono dopo un tempo X come diritto al posto. E' questa la differenza. Ma non ha nessun senso che si immetta in ruolo da una lista che è stata consumata nel 1999-2001, se va bene. La "necessità" si crea facendo scadere le liste, non il contrario. Non ha senso precludersi la possibilità di reclutare nuove leve in gamba, che hanno come unica colpa di essere nati dopo, perché una lista è inzeppata da gente che è arrivata ultima nel 1985 (perché se è ancora in lista, tanto bene non sarà andata...). Piuttosto, le graduatorie DEVONO scadere, come dappertutto, ma i concorsi vanno ripetuti a scadenza chiara e stabilita (2-3 anni), come dappertutto. In questo modo arrivare idonei ma non avere il posto non diventa una tragedia, perché "la prossima volta" è dietro l'angolo. Come in tutti i concorsi pubblici di tutti gli altri ambiti pubblici italiani e di tutti i paesi civili.

      (Al convegno - che è un convegno a tema letterario-universitario - io farò un intervento a margine, sul tema, ma politico: le cose che dirò sono più o meno queste, sostenute dai dati che ho raccolto in questi anni e da un po' di storia del reclutamento comparato, sia tra scuola e scuola nei vari paesi europei, sia tra scuola e altri ambiti italiani pubblici, compresa l'università).

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